URBAN CONNECTIVITY 1
Pianificare la connettività: un nuovo possibile approccio per la gestione del sistema urbano nazionale
Docente a contratto di SIT e Valutazione Ambientale, Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile-Architettura e Ambientale, Università degli Studi dell’Aquila
La pianificazione territoriale tra dispersione insediativa, new economy e sviluppo tecnologico
In un mondo sempre più globale e con un’economia fortemente dematerializzata, la pianificazione territoriale si trova di fronte a nuove e diverse sfide che la vedranno protagonista negli anni a venire. Le politiche ed i programmi adottati finora hanno creato un enorme dilagamento urbano nel Paese che ha generato una forte sostituzione dei suoli dovuta alla realizzazione degli spazi di scambio e della viabilità necessaria a connettere tra loro funzioni diverse e distanti. Essa deriva di fatto da una sedimentazione pluridecennale di comportamenti politici, tecnici, amministrativi ed economici che hanno contribuito a formare una cultura urbanistica sociale fortemente distorta e ormai quasi incapace di accettare forme di pianificazione più incisive di quelle, blande, praticate fino ad ora. Tale configurazione, influenzata dal nostro stile di vita, è fortemente energivora, consuma risorse naturali, aumenta le emissioni dei gas serra generando diverse ed importanti conseguenze sull’ecosistema e sui servizi da questo erogati, per cui gli insediamenti umani si troveranno ad affrontare sfide per i quali sono poco o per nulla preparati. La sensibilità, sia politica sia tecnica sia collettiva, sulle questioni ambientali e sulla sua diretta influenza sulla qualità della vita, sono aumentate negli ultimi anni. L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile ad esempio, ha evidenziato l’importanza di una corretta gestione delle risorse ambientali e dei servizi ecosistemici al fine di garantire un adeguato flusso di prestazioni ambientali per le generazioni attuali e future delineando ben 17 obiettivi strategici e 169 sotto-obiettivi da raggiungere entro tale data. La pianificazione territoriale, in qualità di disciplina per il governo delle interazioni tra le attività umane e il territorio, diventerà il nodo centrale per affrontare e cercare di risolvere tali questioni. Lo sviluppo di città sostenibili, resilienti, sempre più connesse e meno esposte ai rischi naturali ed antropici, capaci di adattarsi ai cambiamenti climatici in atto, unitamente alla salvaguardia dei paesaggi naturali e dei benefici multipli degli ecosistemi, affidano più o meno direttamente all’urbanistica un ruolo preminente nella gestione di tali tematiche. Non solo, l’approccio integrato ed inclusivo richiesto per tali azioni, vede nella pianificazione l’anello di congiunzione tra le diverse discipline coinvolte per l’integrazione reale delle dimensioni della sostenibilità, dalle fasi del disegno di piano alla scala territoriale, fino alla progettazione e gestione urbana sia pure nei manufatti edilizi, nelle infrastrutture e nel complesso sistema insediativo. Ciò presuppone una profonda revisione nei paradigmi e negli strumenti che hanno caratterizzato l’urbanistica negli ultimi anni. Il disaccoppiamento tra urbanizzazione e consumo di suolo, l’efficienza nel sistema dei trasporti, unitamente a concetti quali condivisione e riqualificazione, oltre agli importanti principi dell’economia circolare, iniziano a permeare gli schemi e gli obiettivi delle diverse discipline urbanistiche. Ciò rappresenta una nuova e diversa visione del territorio, dell’insediamento e del loro sviluppo futuro. Creare città sempre più smart rappresenta sicuramente una condizione essenziale, ma da sola non sufficiente per il raggiungimento di tali importanti obiettivi (Carta, 2016). L’inserimento della tecnologia dell’informazione nella gestione urbana, con conseguente miglioramento della qualità della vita, rappresenta un vantaggio sotto questo profilo, ma la questione è ben più ampia in quanto coinvolge aspetti sociali, economici, ma anche spaziali che riguardano la riorganizzazione funzionale del complesso organismo urbano alla scala territoriale. Nuovi sistemi di trasporto (TAV), la diffusione di nuove teorie economiche (“share economy” o economia della condivisione), la già citata economia circolare, la risposta ai cambiamenti climatici in atto, unitamente ai diversi problemi legati alla forte dispersione urbana attualmente presente, impongono un approccio più scientifico e meno politicamente negoziato di quanto fatto finora. L’attuale geografia urbana italiana è stata fortemente influenzata dalla diffusione dell’automobile (Glaeser, 2009) e dai nostri stili di vita con il risultato oltremodo negativo di concepire il concetto di distanza tra luoghi o tra funzioni non in termini di spazio ma di tempo impiegato per raggiungerli. Le conseguenze di tali azioni hanno indebolito fortemente la città pubblica specie nella gestione del sistema urbano e dei suoi servizi e acuito gli effetti deleteri della dispersione insediativa e della sua stessa funzionalità. L’estrema dispersione che si rinviene nel nostro Paese deriva infatti oltre che dalle problematiche descritte, anche da anni segnati da piani di area vasta privi della necessaria visione strategica e da una pianificazione attuativa debole, poco cogente, improntata maggiormente alla logica trasformativa dell’intervento diretto, dove gli inappropriati meccanismi di controllo hanno diffuso nel Paese l’idea malsana dell’abuso edilizio (Romano et alii, 2017). Le dinamiche di sviluppo dell’insediamento così come si sono manifestate in Italia derivano per le ragioni esposte dalla sommatoria dei singoli interventi che ogni comune attua al suo interno, avvenute in maniera quasi spontanea e spesso anche in regime di deroga alle regole di pianificazione, frutto quindi di processi comportamentali stocastici delle comunità residenti che hanno nell’azione del singolo il motore degli eventi e dei risultati. Lo spazio urbano odierno inoltre risentirà inevitabilmente dei cambiamenti che stanno caratterizzando l’attuale sistema economico (Davidson e Infranca, 2016) dettati dalla globalizzazione (Scott, 2008) e dal continuo sviluppo tecnologico. E’ chiaro che la risposta a tali cambiamenti passa inevitabilmente per una riforma della pianificazione attuativa italiana, che le attribuisca una maggiore forza prescrittiva e cogenza oltre che dispositivi più centralizzati di monitoraggio e controllo oggi disponibili grazie alle diffuse tecnologie di rilievo e di informazione geografica. I dati dell’ultimo Rapporto dal Territorio (Inu, 2016) sono la testimonianza di un Paese molto attivo nel redigere o nell’aggiornare gli strumenti di governo del territorio, anche se con differenze geografiche di rilievo. Dal 2010 ad oggi sono stati redatti 2.100 nuovi piani comunali (26% circa dei comuni): di questi ben il 60% riguarda enti comunali appartenenti alle regioni del settore Nord-Ovest della penisola. Una percentuale limitata riguarda i comuni del centro e del sud Italia (7,4%) come pure le due isole maggiori (1,3%). Un dato abbastanza rilevante è che nel 20% circa dei comuni italiani è vigente un piano da più di 20 anni (antecedente il 1995) mentre poco più di 100 non possiedono alcuno strumento urbanistico. E’ stato inoltre rilevato un trend in crescita nel rinnovamento dei piani: 25,9% contro il 14,7% del periodo 2006-2010 ma sono i comuni minori quelli maggiormente coinvolti. Non è certamente il fabbisogno residenziale e di servizi legato ad una crescita demografica a generare questa spinta alla ripianificazione, come testimonia il trend derivante dall’analisi dei dati Istat sul numero delle abitazioni realizzate in nuovi fabbricati dal 2005 al 2016 (fig.1) complice anche la ben nota crisi nel settore.
Figura 1 – Numero di abitazioni realizzate in nuovi fabbricati in Italia dal 2005 al 2016 (Elaborazione dell’autore).
L’esigenza di nuovi strumenti di governo del territorio è legata quindi alla ricerca di nuove funzionalità e specializzazioni dei centri urbani di maggiori dimensioni e di una nuova, diversa connettività dei centri minori che gravitano su di essi. Flussi di risorse, beni, persone, tecnologie, dati, idee e capitale hanno da sempre caratterizzato i sistemi urbani e ne hanno condizionato la forma e la dimensione oltre che il rapporto con i sistemi urbani limitrofi e con il resto del territorio. Questi stessi flussi sono oggi all’origine della pluralità dei cambiamenti che coinvolgono i diversi sistemi insediativi e che ne determinano una crescita o al contrario un inesorabile declino. E’ questa la nuova condizione che la pianificazione deve essere in grado di interpretare al fine di massimizzare i flussi e minimizzare gli attriti attraverso opportune regolamentazioni, incentivi o sanzioni. Flussi e attriti esprimono quindi il modo in cui ogni territorio è connesso ad un altro. Di fatto, un sistema connesso è più efficiente nel favorire i flussi e nel diminuire gli attriti. La pianificazione della connettività deve quindi analizzare, gestire, implementare, favorire e, in alcuni casi, creare questi flussi al fine di migliorare le economie locali e la competitività in un mercato globale come quello odierno. Si tratta quindi di una nuova ed interessante chiave di lettura territoriale che, per ovvie ragioni, ha bisogno di agganciarsi ad un sistema territoriale funzionale e meno politicamente definito come quello dell’attuale geografia dei comuni italiani.
Bibliografia
Carta M. 2017, The Augmented City. A Paradigm shift. Editore List. Pp 246. EAN: 9788899854201
Davidson, Nestor M. and Infranca, John J. 2016, “The Sharing Economy as an Urban Phenomenon,” Yale Law & Policy Review: Vol. 34 : Iss. 2 , Article 1.
Glaeser E. 2009, Il trionfo delle città. Come la nostra più grande invenzione ci rende più ricchi e più felici. Bompiani Editore pp.586 ISBN: 9788845272004.
Inu, 2016, Rapporto dal Territorio. ISBN: 978-88-7603-162-5.
Romano B., Zullo F., Fiorini L., Marucci A., Ciabò S., 2017, “Land transformation of Italy due to half a century of urbanization.” Land Use Policy (67) 2017. Pp 387-400.
Scott A.J., 2008, “Resurgent Metropolis: Economy, Society and Urbanization in an Interconnected World.” International journal of urban and regional research. Volume 32 Issue 3 Pp 548-564.
Immagine di copertina
Immagine tratta da “https://www.anee.it/la-new-economy-e-la-crisi-del-capitalismo/” riadattata dall’autore.