Cosa accade se non abitiamo. Diario di ricerca dalle aree marginali lombarde
What happen if we do not live. A research chronicle from marginal areas in Lombardy
Abstract
Abitare territori marginali e di mezzo, così come avviare strategie per migliorarne fruizione e attrattività, sono alcuni degli obiettivi del recente programma lombardo “Agenda del Controesodo”. Il contributo riflette su ruolo, implicazioni, criticità del patrimonio immobiliare dismesso nelle aree marginali lombarde e sulle difficoltà delle politiche pubbliche di intervenire in modo efficace per migliorare l’abitabilità e la sostenibilità (ecologica, sociale, territoriale) di aree fortemente compromesse da processi di dismissione, abbandono e obsolescenza.
English abstract
Inhabiting marginal and intermediate territories, as well as improving their habitability and attractiveness, are some of the objectives of the recent program “counter-exodus agenda” of the Lombardy Region. The contribution reflects on the role, implications, criticality of the abandoned real estate assets in the marginal areas of Lombardy. It also stresses the difficulties of public policies to effectively improve the habitability and sustainability (ecological, social, territorial) of areas that are strongly compromised by processes of shrinkage, abandonment and obsolescence.
Questo contributo riflette sull’abitare territori marginali in contrazione demografica, a partire da un intenso lavoro di ricerca sul campo nelle cosiddette aree interne lombarde. Le quattordici aree interne sono state definite dalla delibera n. XI/5587 del 23/11/2021 di Regione Lombardia (i.e., Agenda del Controesodo) e comprendono 486 Comuni in un territorio che copre la fascia alpina e di mezza montagna, così come alcune porzioni della campagna lavorata. Le aree sono state selezionate a seguito di un’analisi condotta da POLIS Lombardia che, attraverso un indice composito definito “indice di svantaggio”, ha individuato i Comuni che presentavano condizioni di fragilità più evidenti a scala regionale. Lo scopo della Strategia Aree Interne regionale è quello di rivitalizzare tali territori tramite interventi che investano sull’offerta di servizi essenziali (istruzione, salute e mobilità) e sullo sviluppo socioeconomico valorizzando le risorse locali (ambientali, socioculturali ed economiche). Le strategie dovranno mirare ad aumentarne l’attrattività, garantendo i servizi essenziali necessari per fermare lo spopolamento e puntando ad un’economia costruita sulle peculiarità del luogo.
Le aree marginali lombarde, ad eccezione di quelle più remote (i.e., Oltrepò Pavese, Valchiavenna), non sono periferiche in senso classico. La loro vicinanza alla cintura metropolitana della città di Milano o a poli di diverso rango non le caratterizzano per isolamento geografico o lontananza. Questa ampia porzione di territorio regionale è periferica in quanto ha subìto un processo di declassamento, ovvero le diverse traiettorie delle economie locali e le loro geografie hanno generato delle configurazioni spaziali lontane dalle logiche che dominano zone ad alta intensità. La stragrande maggioranza dei comuni interessati da questa strategia si sono contratti demograficamente per molteplici ragioni. Se da un lato i cambiamenti strutturali e culturali avvenuti nel Secolo scorso hanno inciso su tutto il territorio nazionale, dall’altro queste aree hanno visto la centralizzazione della popolazione verso i capoluoghi o le città medie, il progressivo abbandono dei piccoli comuni – caratterizzati da un’edilizia spesso povera o da stili di vita superati – e dallo sfrangiamento di tessuto ed economia urbana. Inoltre, i modelli di sviluppo attuali non danno opportunità occupazionale ai giovani, portando al progressivo allontanamento della popolazione più istruita.
L’analisi territoriale, effettuata attraverso ricerca sul campo, interviste, focus group e raccolta dati, fa emergere alcune questioni e importanti fenomeni che queste porzioni di territorio lombardo dovrebbero affrontare criticamente. Il principale, oggetto di questo contributo, è legato a come ripensare l’abitare nelle attuali condizioni di contrazione. In generale, la contrazione demografica difficilmente sarà contrastabile nel prossimo futuro – è un processo che sta interessando tutto il nostro paese – mentre sarebbe auspicabile intervenire nei territori per migliorare le condizioni di vita e la qualità dell’abitare. L’abbandono del capitale fisico e la sua generale svalutazione sono, tra le altre, due questioni che impattano fortemente sulla dotazione di servizi comuni collettivi e attività a servizio dell’abitare e, di conseguenza, sulla povertà di vita in alcune aree.
La ricerca ha messo in luce dinamiche di crisi differenziate e reti complesse di fragilità che evidenziano tanto la contrazione socio-economica in atto quanto la difficile gestione di un patrimonio immobiliare in crisi. Abbandono, inutilizzo, obsolescenza cronica e svalutazione sono alcuni dei processi che interessano questi territori: la diffusione della casa di proprietà e l’articolarsi degli insediamenti in un reticolo di piccoli e piccolissimi centri, così come la contrazione di alcune economie tradizionali o la loro dismissione, rendono queste aree più a rischio di dinamiche trasformative che lasciano sul territorio un numero elevato di immobili vuoti senza futuro (Caramaschi, 2021). Si tratta di un patrimonio che non rappresenta più un bene redditizio, ha perso valore e in molti casi non risponde alle domande dei suoi utilizzatori e possessori in termini d’uso (Rusci, 2021). Si tratta dell’edilizia rurale e di quella nata negli anni del boom che struttura il tessuto urbano (Lanzani & Curci, 2018) e che rappresenta una questione tutt’altro che marginale: il patrimonio in questione è fuori dal raggio di azione delle politiche pubbliche e dunque lontano da percorsi rigenerativi ad hoc che non interessano parti di territorio dove insiste un surplus importante di offerta.
Dunque, cosa fare di questo patrimonio? L’unica certezza è che rimarrà sui territori, generando criticità in termini di deprezzamento, degrado ambientale, compatibilità e integrazione con ciò che, invece, è ancora in uso.
Le strategie di rilancio e valorizzazione territoriale delle aree marginali, come quella introdotta da Regione Lombardia, non rispondono a criteri come la demolizione o il recupero integrale, poiché comporterebbero costi insostenibili sia per il pubblico sia per il privato, oltre a ostacoli legali di carattere proprietario. È un patrimonio questo che permane dunque irreversibile, non valorizzabile nel medio periodo, e che genera processi di fragilizzazione e differenziazione spaziale che richiedono attenzione. Intervenire nei territori marginali lombardi, rivitalizzandoli e aumentandone l’attrattività, non toccherà le traiettorie del patrimonio immobiliare, né tantomeno le aree più compromesse da patrimoni a fine vita o irrecuperabili. Sarebbe onesto dunque ammettere che di questa Italia Mezzo le politiche pubbliche faticano a occuparsi (Lanzani, Barbera, Lacqua, 2022), sebbene sia proprio qui che appare cruciale la necessità di riorganizzare il territorio in modo che sia ospitale e abitabile per chi già vi risiede.
Riferimenti
Caramaschi, S. (2021). Il verbo abitare non è all’infinito. Sull’inutilizzo del patrimonio abitativo nella città contemporanea. CRIOS, 22, 6–15.
Lanzani, A. & Curci, F. (2018). Le Italie in contrazione, tra crisi e opportunità. In A. De Rossi, Riabitare l’Italia. Le aree interne tra abbandoni e riconquiste. (p. 79-107). Roma: Donzelli.
Lanzani, A., Barbera, F. & Lacqua, F. (2020). Il futuro dell’Italia di Mezzo. Mulino – Rivista di cultura e di politica. Disponibile online: https://www.rivistailmulino.it/a/il-futuro-dell-italia-di-mezzo.
Rusci, S. (2021). La città senza valore. Dall’urbanistica dell’espansione all’urbanistica della demolizione. Milano: FrancoAngeli.
Didascalie Immagini
Immagine di copertina – Compresenze in Oltrepò Mantovano (MN), 2022. Foto dell’autrice.
Fig. 01 – Le aree marginali inserite nella strategia regionale per le aree interne lombarde. Elaborazione dell’autrice.
Fig. 02 – Processi di svalutazione e inutilizzo del patrimonio abitativo. Suzzara, 2022. Foto dell’autrice.
Fig. 03 – Obsolescenza e abbandono immobiliare a Ello nel Lario Orientale – Valle San Martino (LC). Foto dell’autrice.
Fig. 04 – Il crollo di un rudere a Parona in Lomellina (PV). Foto dell’autrice.
Fig. 05 – Case abbandonate nella campagna lomellina (PV). Foto dell’autrice.