Lezioni apprese dalle CER
Davide Emanuele Iannace, Università di Roma La Sapienza – Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche, CNR-IRCRES. Francesca Rossi, Giulia Lang, Università di Roma La Sapienza – Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche
Keywords
Energetic Communities, Sustainability, Evaluation
Abstract english
This contribution aims to highlight the difficulties, limitations, and insights derived from a preliminary approach to studying a green and sustainable community in Basilicata. The role of green and energy communities, among others, could be significant in supporting the development of rural areas. Energy production could become a crucial element in fostering communality and economic development. However, as our brief case study shows, the terms ‘energy’ and ‘green community’ can sometimes become mere tokens for political and economic actions that are disconnected from ground realities. These new forms of governance, increasingly prominent in the European and national context—as recent Italian law demonstrates—could be excellent tools for rural renewal if enacted in a clear, transparent, and co-created manner with the citizens involved.
Abstract
Questo contributo mira a evidenziare le difficoltà, i limiti e le intuizioni derivanti da un primo studio delle comunità verdi e sostenibili, partendo da un caso nella regione italiana della Basilicata. Il ruolo di tale modello comunitario potrebbe essere significativo nel supportare lo sviluppo delle aree rurali. La produzione di energia potrebbe diventare un elemento cruciale per promuovere questi spazi marginali e lo sviluppo economico locale. Tuttavia, come mostra il nostro breve studio di caso, i termini ‘energia’ e ‘comunità verde’ possono a volte diventare semplici simboli per azioni politiche ed economiche scollegate dalle realtà del territorio e della sua cittadinanza. Queste nuove forme di governance, sempre più prominenti nel contesto europeo e nazionale, come dimostra la recente legge italiana, potrebbero essere ottimi strumenti per il rinnovamento rurale se attuate in modo chiaro, trasparente e co-creato con i cittadini coinvolti.
Approcciarsi alle comunità verdi ed energetiche, lezioni apprese da una ricerca sul campo
Le comunità energetiche hanno lentamente conquistato un posto di rilievo all’interno del policy making dedicato alle nuove pratiche dedicate alla produzione dell’energia (Lennon e Dunphy, 2024). Le nuove tendenze, in linea tanto con gli scopi designati dagli SDG delle Nazioni Unite (Nazioni Unite, 2023) che nelle strategie comunitarie europee, come nel caso di REPowerEU (Commissione Europea, 2022), cercano di riportare nell’ambito locale la produzione di energia, nell’ottica di una maggiore sostenibilità sia ambientale (Otamendi-Irizar et al., 2022) che anche sociale (Caferra et al., 2023).
Le comunità energetiche sono diventate un tool interessante tanto per i cittadini attivi sul territorio, che può essere sia uno spazio urbano che uno rurale (OECD, 2012). Di interesse è quindi comprendere l’efficacia di tali strategie all’interno del panorama soprattutto di quelle aree definite come “interne” dalla Strategia Nazionale sviluppata ad hoc dai legislatori italiani negli ultimi anni e rinnovata nel 2020 (Dipartimento per le Politiche di Coesione, 2020). La SNAI ha messo in rilievo le differenze esistenti tra le aree, soprattutto rurali, e quelle urbane e suburbane, che son maggiormente connesse e presentano un maggiore numero di servizi ed attività economiche. Le aree rurali, al contempo, sono negli ultimi anni vittime di pesanti effetti di spopolamento (Amodio, 2022), che hanno danneggiato il tessuto socioculturale già di per sé indebolito dai precedenti fenomeni di urbanizzazione ed emigrazione (Fried, 1976).
Recentemente, lo stesso governo italiano ha ritrovato nuove spinte sulla linea delle comunità energetiche sostenute da fonti di energia rinnovabili (CER) con la promozione di una nuova legge ad hoc che chiarisse alcuni dei problemi nello sviluppo delle stesse (MASE, 2023). Gli effetti di questa nuova legge rimangono ancora oscuri, anche per la sua relativa novità e l’implementazione delle linee guide e operative, a cura di GSE, in fase di autorizzazione e di costante evoluzione. Certamente, risulta un maggiore interesse rispetto al passato alle potenzialità delle comunità energetiche come possibile soluzione per quella serie di problematiche (Bolognesi e Magnaghi, 2020) che sono strettamente legate tanto alle aree abitative urbane (Barbaro e Napoli, 2023) che nella realtà per quelle rurali (Koltunov et al., 2023).
Questo lavoro vuole concentrarsi proprio sulle seconde. Possiamo rilevare un input tanto su scala europea (Koltunov et al., 2023) che nazionale rispetto il tema delle comunità energetiche nel contesto di quelle aree, spesso afferenti alla strategia SNAI – ma non sempre – come tentativo di riappropriazione di spazi che appartengono alle comunità, sempre più indebolite da fenomeni di spopolamento (Amodio, 2022) e di abbandono, causate da un tracollo economico rilevante e da una incapacità strutturale di affrontare quello che sembra un trend di declino ininterrotto dagli ultimi anni. Il tentativo delle CER è quello di attivare dal basso la presenza di necessità di approvvigionamento in ambito energetico, al contempo incontrando quelle naturali spinte verso la fornitura dell’energia grazie a fonti che siano sia rinnovabili che sostenibili. Lo sviluppo delle CER, come anticipato, si può legare in particolare alle azioni di ripresa di quei territori afferenti alle aree SNAI, ma che in generale si considerano “interne” per percezione e spazio geografico (Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari Forestali, 2012).
L’uso delle CER come strumento di possibile rigenerazione locale e di attivazione di quelle energie – dal basso, delle comunità locali, degli amministratori – ha la potenzialità per poter diventare un fattore determinante per lo sviluppo di tali aree anche in ottica di quelle pratiche e imprese innovative, digitali, tendenzialmente energy-consuming (Ha, 2022) – per esempio, l’attivazione di spazi dedicati al cosiddetto “south working” (Di Matteo et al., 2021). Non vogliamo scendere nel dettaglio della creazione della CER dal punto di vista amministrativo, procedura che richiede il collegamento diretto con le cabine di regia di GSE e del Ministero addette alla valutazione delle diverse progettualità e al loro possibile lancio.
Ciò che questo lavoro vuole invece mettere in luce è la complessità di rendere la “comunità energetica” non solo un potenziale sito di produzione, ma una reale comunità che possa inspirare e migliorare il lato più strettamente sociale, legato a quella sostenibilità di carattere anche sociale (Järvelä, 2023). Come per molte altre pratiche che tentano di coadiuvare una serie di stimoli – economici, politici, sociali – vi è il rischio che alcuni elementi tendano a sovrapporsi a quelle naturali istanze che sono mosse dalla popolazione locale (Montalto et al., 2022).
Un caso emblematico che possiamo parzialmente presentare in questo lavoro è quello della “green community” di Calvello, in provincia di Potenza, al cui interno erano proprio presenti tali istanze territoriali e comunitarie, verso la produzione in autonomia di risorse sostenibili – e al cui interno vi era anche la spinta verso la formazione di una vera e propria comunità energetica. La progettualità di Calvello ha visto al suo interno spinte provenienti tanto dalla regione che dall’autorità comunale locale, e al suo interno l’accademia – nella forma dell’Università della Basilicata – e anche attori privati già attivi nel territorio. A livello teorico, le premesse di Calvello come progettualità di comunità verde, e poi di CER, si ponevano come un potenziale caso studio interessante.
In tal senso ci si è approcciati a Calvello con l’idea di esplorare la progettualità fin dalla sua nascita fino a quella che si reputava potesse essere la sua poi realizzazione. Una prima analisi documentale aveva messo in luce le potenzialità di un programma al cui interno si andavano intersecando quella diversità di fattori che la letteratura sulle comunità energetiche fa proprie (Barroco et al., 2020) e che si reputano fondamentale perché un progetto non sia meramente energy producing, ma anche community building. Fattori che ad una prima analisi erano risultati motivi di spinta in tal senso erano la compresenza di attori istituzionali non solo locali – come la regione, ma anche l’università – e l’unione con attori privati già precedentemente attivi nella produzione locale e nell’energia da fonte rinnovabile.
Per far seguito ad una prima analisi della documentazione disponibile, si è voluto procedere con una serie di interviste semi-strutturate (Arksey e Knight, 1999), uno strumento ritenuto il più adatto per esplorare le storie e le narrazioni che si voleva osservare nel contesto di Calvello e della creazione della sua green community. Le interviste sono state dirette a quegli attori che, principalmente, si erano fatto promotori della progettualità comunitaria e che spingevano, spendendo i propri crediti tanto politici che economici, per la sua creazione.
Una preliminare analisi delle interviste ha però disegnato uno scenario meno roseo rispetto all’analisi documentale. La narrazione degli attori è risultata discordante, non solo tra di loro, ma anche con quella narrazione uscita fuori dai documenti che prevedevano una serie di fattori abilitanti e necessari: la disseminazione pubblica, la comunicazione, l’integrazione della comunità energetica in quella verde. Elementi che, a momenti alterni, sono risultati mancanti dalla realtà dei fatti.
L’analisi dei documenti e le interviste condotte su Calvello e la sua green community – ad oggi, un progetto immobile – dimostrano che in alcune forme, prima della creazione delle regole di GSE e del decreto-legge di gennaio 2024, la comunità energetica rimaneva uno strumento totem, un termine utile per affiancarlo a progettualità spesso privatistiche e private, in cui la dimensione comunitaria andava mancando o comunque rimaneva una linea di testo abbastanza vuota di significato.
Il futuro delle comunità energetica si radica nel non essere un mero strumento di produzione energetica, piuttosto nel riuscire a rilanciare la realtà di spazi – che possono essere urbani come rurali – che hanno vissuto fenomeni di abbandono sociale e anche demografico. Quello che è mancato dall’analisi è chiaramente un processo sia trasparente che, al contempo, valutabile. La comunità energetica potrà diventare un vero strumento – il nuovo decreto-legge tenta di risolvere il problema – nel momento in cui sarà anche valutabile. Colmare il gap della valutazione, sia ex-ante che ex-post (Baanante e Valdivia, 2015), sarà il passo necessario per arrivare ad un reale utilizzo di tale strumento. Tale valutazione dovrà essere strutturata in maniera sinergica sia sul piano economico, che sul piano sociale. Non si può parlare di comunità energetica senza tenere a mente quel lato comunitario.
Bibliografia
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