leNote#5

 

NU3 #5

scarica il numero

scarica l’indice

Aprile 2024

La rilevanza ambientale e socio-culturale delle aree protette è stata sancita nel nostro Paese dalla Legge Quadro 394/91 sulle aree protette e ribadita a livello europeo dalla nuova Strategia per la Biodiversità (2020), che prevede un incremento delle aree protette dall’attuale 10,5% al 30% della superficie terrestre e marina e dal 3% al 10% di protezione rigorosa entro il 2030.
Questo numero di LeNote di U3 ospita i contributi del Convegno internazionale ‘Navegna Cervia Smart Natural Park’ tenutosi a Castel di Tora (RI) nel 2019, incrociando sguardi ed esperienze di protezione delle aree naturali: da strumento eccezionale di tutela limitato a ri­ dottissime aree territoriali, l’area protetta va caratterizzandosi come uno strumento di intervento dei pubblici poteri in porzioni di terri­ torio più estese che contemplano una attiva presenza dell’uomo che già in esse svolge attività produttive.
I Parchi, che sempre più si avvalgono delle tecnologie messe a disposizione dallo sviluppo digitale, concorrono al governo del territorio come laboratori di eco-sostenibilità capaci di integrare conservazione della natura e valorizzazione del paesaggio nelle politiche e nella pianificazione spaziale, e come strumenti di comunicazione scientifica e di sensibilizzazione sulle strette correlazioni e connessioni tra dimensione ambientale e culturale.

Introduzione

Con l’affermazione dell’ambiente come interesse costituzionalmente riconosciuto, l’Italia si allinea finalmente alla sensibilità e alle acquisizioni di altri Paesi. Tuttavia, tutela del paesaggio e salvaguardia dell’ambiente, ancorché vicine per finalità e incardinate sulle competenze esclusive dello Stato, fanno capo a saperi settoriali e discipline specialistiche che sviluppano procedimenti di indagine e di ‘mappatura’ di risorse e valori
irriducibili a un fondamento unitario. Una mediazione tra questi interessi e valori, oltre che nella indispensabile cornice della cooperazione interistituzionale, va necessariamente ricercata sul terreno delle pratiche.
Questo volume raccoglie i contributi del Convegno internazionale ‘Navegna Cervia Smart Natural Park’ tenutosi a
Castel di Tora (RI) nel 2019. A distanza di alcuni anni da quell’occasione di riflessione, i Parchi nazionali e regionali, pur emersi all’attenzione delle politiche di livello nazionale in stretta correlazione con gli indirizzi europei, attendono ancora di configurarsi come veri laboratori di eco-sostenibilità e ineludibile banco di prova per la messa a punto di metodi di governo del territorio e del paesaggio. Essi sono una risorsa sottoutilizzata nel PNRR, che si prefigge di intervenire nelle dinamiche che governano la gestione dei soli parchi nazionali e delle aree marine protette del Paese su tre ambiti: conservazione della natura, servizi ai visitatori, semplificazione amministrativa.
Nella sessione ‘Sguardi dall’interno. Views from Inside’, i contributi si soffermano sul caso della Riserva Naturale Regionale Monte Navegna e Monte Cervia, istituita nel 1988, e situata sullo spartiacque tra i territori delle valli del Salto e del Turano, nel Reatino. Qui dal secondo Ottocento, gli intensi fenomeni di migrazione sono culminati con la realizzazione di due invasi artificiali per le esigenze di approvvigionamento idrico delle acciaierie di Terni: ciò a danno di una economia di sussistenza che faceva perno sulle scarse aree di pianura. I saggi che compongono la sezione insistono con diversi approcci sulle potenzialità e i rischi che

caratterizzano le possibili traiettorie di sviluppo della Riserva Naturale Regionale Monte Navegna e Monte Cervia, esterna alla sfera di influenza dell’area metropolitana romana ma in grado di beneficiare delle sue economie di agglomerazione anche in virtù della recente valorizzazione turistica dei due laghi, tenendo come sfondo compagini territoriali più estese, sostenute da altrettante geografie volontarie.
La sessione ‘Sguardi dall’esterno. External views’ è dedicata a una riflessione trasversale sui nodi problematici che affliggono più estesamente e pervasivamente i territori di ‘osso’, ossia le aree più impervie e fragili sotto il profilo del rischio idrogeologico e sismico, marginali rispetto ai grandi attrattori urbani e in difficoltà quanto a gradiente di sviluppo e declino/invecchiamento demografico. Nel nostro Paese, la Strategia nazionale per le aree interne messa a punto negli anni 2010 intercetta un universo molto esteso di comuni, attraverso un set di indicatori che ne hanno stimato le condizioni di perifericità rispetto a un livello prestabilito di offerta sanitaria, scolastica e infrastrutturale. Peraltro, queste aree fragili in termini di sotto-dotazione di struttura appaiono le più resilienti per il surplus di biodiversità grazie alla presenza di parchi e riserve naturali.
Con tutta evidenza, il contrasto all’abbandono insediativo e al degrado va concertato e praticato con misure di welfare in appoggio al rilancio di attività economiche tradizionali e innovative: questa condizione esplorata nelle esperienze che vengono via via effettuate, costituisce una sfida amministrativa ai comuni presenti in forma associata. Questa sfida affianca l’attuale principio del Do No Significant Harm (DNSH), condizione irrinunciabile per accedere ai finanziamenti del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR). In definitiva, la Smartness non fa rima esclusivamente con le nuove tecnologie: coniugare conservazione e sviluppo invertendo le tendenze demografiche e favorendo nuova stanzialità richiede in primo luogo politiche di welfare e un improcrastinabile esercizio di allineamento tra pianificazione territoriale e pianificazione ambientale.