iQuaderni #07

 

U3 iQuaderni #07

scarica il numero

scarica l’indice

settembre-dicembre 2015

a cura di
L. Baima, J. Hetman,
L. Martini, B. Pelusio &
V. Stefanini

La raccolta dei contributi di questo Quaderno è stata pensata, al termine del Seminario “Sharing and Public Spaces”, per fornire un apporto solido, seppur parziale, al dibattito sempre più attuale sugli spazi della condivisione e, in particolar modo, sulle metodologie di indagine e le strategie di progetto necessari per affrontare questo ambito nella relazione, mai priva di conflitto, che si instaura con lo spazio pubblico.

Per “Sharing”, nonostante l’assonanza, non si intendono esclusivamente quei “territori della condivisione” di cui tanto si è dibattuto negli ultimi anni  e cioè quel proliferare minore di gruppi sociali che la crisi economica motiva a trovare soluzioni socio-spaziali alle nuove questioni urbane, dentro e fuori del mercato, e che trova nell’intermittente e ambiguo mettersi in comune una strategia di adattamento alla città contemporanea. La condivisione è una categoria utilizzata in un senso più ampio che racchiude in sé anche forme di co-esistenza nello spazio pubblico che non necessariamente implicano una forma di essere in comune o vivere insieme. Ciò che più ci interessa è indagare come lo spazio pubblico possa essere condiviso e reso condivisibile. Tuttavia, la condivisione è intesa come co-utilizzo di spazi da parte delle popolazioni urbane, come pratica capace di modificare il senso dello spazio pubblico e dello spazio privato, di produrre una soglia ambivalente che invita a interrogarsi su questioni di interpretazione giuridica, di gestione, di strategia progettuale e di metodologia di indagine.

Il nostro sguardo indugia su quelle forme fattuali di condivisione prodotte dalla coesistenza e coabitazione di flussi, di folle e popolazioni diverse che possono non avere alcun legame sociale in uno stesso luogo, in tempi differenti o allo stesso tempo. Ci interessa comprendere come la sovrapposizione di pratiche, usi e flussi si inscrivano sullo spazio urbano, disegnando geometrie umane molteplici di intensità relazionali diverse, zone di conflitto e coesione. Zone che vorremmo chiamare “spazi consistenti” in cui popolazioni, usi e relazioni si ispessiscono.

Ciò che reputiamo interessante in questo tipo di approccio è la capacità di produrre chiavi di lettura composite, di uscire forse dal dibattito sullo spazio pubblico degli ultimi anni, che ci costringe ancora alle categorie di pubblico, privato e comune, consentendoci di adottare uno sguardo obliquo che ci permetta di osservare le oscillazioni tra questi ordinamenti spaziali inserendo alcune variabili fondamentali che sono quelle del tempo (sguardo diacronico), dell’intensità (densità di usi), delle popolazioni (flussi e pluralità) e infine della riproduzione insistente delle pratiche (consistenza relazionale).  Una modalità di indagine sullo spazio pubblico che può condurci a riconoscere le innovazioni, le ripetizioni, la sovrapposizione di esperienze dello e nello spazio intese sia come strumenti di lettura che come strumenti di progettazione dello spazio pubblico contemporaneo.
(…)  L. Baima, J. Hetman, L. Martini,
B. Pelusio
 & V. Stefanini


Articolo
Articolo
Articolo
Articolo

Articolo
Articolo
Articolo
Articolo

Articolo
Articolo