Green Way Terzolle

Green Way Terzolle

Green Way Terzolle. Un sistema d’interventi per disegnare il paesaggio

di Giacomo Dallatorre

Architetto e Borsista di ricerca presso Dipartimento di Architettura, Firenze

“Ricostruire topograficamente la città, dieci, cento volte, attraverso i passages e le porte, i cimiteri e i bordelli, le stazioni […] proprio come un tempo si caratterizzava attraverso le chiese ed i mercati. E le figure più segrete della città, quelle situate nelle parti più recondite, delitti e sommosse, i nodi cruenti nella rete stradale, le alcove dell’amore e gli incendi.” (Benjamin 2000, p.88)

Il torrente nasce dalla sorgente di Cercina: una vasta area protetta si estende per i 1970 ettari del bacino; dopo aver attraversato una zona prevalentemente agricola, caratterizzata da antiche coltivazioni miste ad olivi e viti, ed essersi congiunto con il Terzollina, scorre attraverso le zone urbane di Careggi e Rifredi per poi successivamente confluire nel Mugnone al Ponte di San Donato e gettarsi in Arno nei pressi del piazzale dell’Indiano. Ad ovest la rete continua poi verso i Renai. Partendo da un sistema complesso di relazioni, che collega il centro della città ad un ambito intercomunale, il lavoro si è concentrato lungo i 2 Km a valle degli argini, circoscrivendo così la ricerca nei limiti della periferia nord-ovest di Firenze. All’interno di questa geografia, il Terzolle attraversa il paesaggio ascoltandone le storie.


È un paesaggio lineare, un passage da percorrere nello spazio e nel tempo di un unico piano sequenza, scrivendo una sceneggiatura che proietta la città nella complessità del futuro ed è soprattutto testimone di quelle vicende che hanno costruito la periferia “come una struttura complessa dove si ritrovano di fatto pezzi di città” (Rossi 2006, p.48)

Da prima lettura del tessuto urbano stratificato lungo gli argini, emerge un quadro eterogeneo. Da un lato il vecchio borgo di Rifredi si costruisce integrando il torrente nella sua struttura fisica e proprio dalle acque fredde del corso d’acqua prende il nome (Rivus Frigidus), ma a partire all’espansione industriale della città, si sono realizzate altre esperienze che hanno mutato il rapporto tra spazio antropizzato ed elemento naturale. Sede degli insediamenti industriali storici delle Officine Galileo, della Fiat e della Società Nuovo Pignone, il settore cittadino nord-ovest, venne nell’immediato dopoguerra interessato da una massiccia crescita edilizia destinata ai ceti popolari, che diede luogo a uno dei più eterogenei e caotici paeseaggi della periferia fiorentina. (Touring Club, p.545) È il caso della costruzione di case economiche per i dipendenti comunali, nei pressi del Ponte di Mezzo a Novoli. Nell’ articolata planimetria di progetto, che prevedeva la costruzione di 123 case ed una scuola, la presenza dell’argine sembra in qualche modo non essere presa in considerazione nel complessivo disegno degli spazi aperti, a favore di un utilizzo privato dello spazio pubblico.

A questi due esempi – diametralmente opposti – possiamo aggiungere un’altra categoria, la residenza “Piero Calamandrei”, progettata nel 1965 dagli architetti Gori, Pettini e Vernuccio ed inaugurata nel 1974:  sebbene da un lato esprimesse la volontà di un totale sradicamento dal tessuto urbano pre-esistente a favore di una ricerca legata a nuovi possibili modelli tipologico-insediativi, d’altro canto si poneva in confronto dialettico con la sponda opposta del torrente che termina con il retro della pieve di Santo Stefano in Pane.

Il progetto originale – parzialmente realizzato – prevedeva infatti una zona destinata ad attività sportive, sviluppata attorno al basamento delle quattro torri, che si sarebbe dovuta completare in prossimità dell’argine con la costruzione di una piscina coperta. Lo scenario attuale della città lungo il Terzolle, è dunque il risultato di una continua ed instancabile stratificazione lungo l’argine del torrente. È un paesaggio latente, caratterizzato da un insieme disconnesso ed ancora poco fruibile di spazi aperti, non progettati o risultato inconsapevole di alcuni programmi di pianificazione, talvolta dall’esito incompiuto e generalmente privi di una relazione più ampia rispetto al complessivo sistema che il corso d’acqua sarebbe in grado di coinvolgere. Partendo da questo particolare caso studio si confermano dunque fenomeni di carattere generale: la natura di un hinterland periferico è quella di essere polo di attrazione per le persone e l’economia di una città in fase di espansione e rinnovamento. Confrontandoci con questi cambiamenti, si avverte la necessità di avere un quadro comprensibile dei possibili obiettivi da raggiungere, attraverso una programmazione strategica, che possa aiutare a sostenere una visione di rigenerazione attiva e consapevole e che interpreti il progetto come elaboratore continuo di proposte, vissute nella città come momenti separati. I corsi d’acqua rappresentano elementi di continuità attraverso i quali ripensare la struttura urbana dei centri abitati, affidandosi ad un processo di ricucitura dei margini e di messa a sistema dei vuoti[1]. Segnalato (Piano Strutturale, 2010) come uno dei principali corridoi ecologici del Comune di Firenze, il Terzolle rappresenta la spina dorsale per una proposta di parco lineare tra i quartieri di Novoli e Rifredi.

Nel progetto si prevede l’inserimento di questa antica infrastruttura urbana all’interno di un nuovo scenario. Per consentire la continua fruibilità, si ipotizza la possibile conversione in pista ciclabile del percorso, inserito all’interno della rete di mobilità lenta, esistente e di progetto. Per garantire l’apertura del sistema verso la città, si ritiene indispensabile il potenziamento dell’accessibilità generale agli argini del torrente, attraverso il recupero e, dove necessario, l’inserimento di nuovi sistemi di discesa. Il miglioramento delle connessioni trasversali è affidato al riassetto complessivo dei collegamenti tra le sponde. Infine, si suggerisce l’inserimento di nuove attività negli spazi interstiziali, con l’obiettivo di arricchire l’offerta di attrezzature collettive e l’utilizzo dei bordi del torrente.

Se da un lato, grazie a questo tipo di approccio, siamo in grado di gestire -prefigurandone le caratteristiche principali- lo sviluppo complessivo del parco, al stesso tempo abbiamo ritenuto opportuno lavorare puntualmente[2]sulprogetto degli spazi aperti lungo il torrente, con l’intenzione di ricondurre tutti gli interventi ad un’unica matrice. La proposta pertanto si struttura attraverso un abaco di soluzioni, ripetibili lungo i 2km, che, utilizzando un unico linguaggio architettonico, si relaziona con le differenti configurazioni del paesaggio attraversato. “Si può dire che il giardino, pubblico o privato è ancora oggi l’anello di congiunzione fra l’uomo e la natura: stato intermedio, cioè tra l’aspetto naturale spontaneo del mondo terrestre e la creazione umana” (Porcinai 1998, p.209)
La ricerca si sviluppa prevedendo la risistemazione di alcuni spazi liminari, stati intermedi tra natura e città. Il progetto segue un metodo di riproduzione dei caratteri, che non esclude il confronto con elementi costruttivi, riconoscibili nel centro come nella periferia stessa di Firenze. La rampa di accesso al Lungarno de’ Medici, i passaggi all’ombra dei rampicanti nei giardini dei palazzi, ed ancora progetti più recenti, come l’articolato disegno dei terrapieni paralleli al Parco delle Cascine, costituiscono un insieme di riferimenti che – ancora oggi – possono essere reinterpretati, all’interno del processo di riattivazione del paesaggio lungo il Terzolle.

Un sistema di setti murari ridisegna gli argini, in funzione di una discesa accessibile a tutti e di un collegamento più efficace con le aree in prossimità del fiume. Una serie di stanze a cielo aperto scandisce il ritmo complessivo del parco lineare ed organizza lo spazio pubblico, garantendo momenti di sosta a differenti livelli di quota lungo il percorso. Alcune pergole, inserite in sostituzione di quelle esistenti in condizioni di degrado o previste come nuovi collegamenti tra le sponde ed il letto del torrente, arricchiscono l’esperienza sensoriale, portandoci a diretto contatto con l’acqua. Di fronte a viale Morgagni, in prossimità della casa dello studente Calamandrei, un unico volume ridefinisce i margini dell’isolato compreso tra il polo universitario ed il complesso della Madonnina del Grappa; immaginata come contenitore di un insieme di padiglioni, la struttura può ospitare nuove attività collettive e servizi, legati alla vita del quartiere e del parco.

Il progetto – come la città stessa – si compone dunque per frammenti. Nel tentativo di stabilirne gli esiti, a conclusione di questa ricerca, è forse possibile definire la natura di un sistema di spazi residuali, distinguendo due possibili approcci di lavoro sulla loro struttura. Abbiamo riscontrato che la periferia è un soggetto attivo e pulsante (Careri 2006, p.54).

Un sistema liquido, complesso, con una forte identità, in grado di produrre relazioni ed aperto a nuove modalità di scrittura: da un lato questa può essere affidata ad una singola ed episodica realizzazione, in grado di sopperire alle esigenze legate ad una particolare fase di sviluppo urbano. D’altro canto è auspicabile che questa modalità possa essere integrata a partire dalla rivalutazione del ruolo delle infrastrutture periferiche, per seguire la logica di un sistema di interventi in grado di disegnare il paesaggio[3].

 

Note

[1] L’acqua come soggetto forte è uno dei temi sviluppati all’interno di Boatti A. 2004, “Pesaggio, territorio e pianificazione in tre diverse città segnate dalla presenza dell’acqua: Santiago de Compostela, Lione e Mazara del Vallo a confronto, Ri-Vista Ricerche per la progettazione del paesaggio, Anno 1, numero 2, p.56-77

[2] La pratica dell’agopuntura urbanapuò considerarsi il punto di riferimento di una ricerca sulla rifunzionalizzazione di spazi urbani residuali all’interno del tessuto antropizzato. A questo proposito si rimanda a Kaye L. 2010, Could cities’ problems be solved by urban acupuncture ?, consultato a Gennaio 2012, https://www.theguardian.com/sustainable-business/urban-acupuncture-community-localised-renewal-projects

[3]La ricerca è esito del lavoro di Tesi Magistrale, sostenuta presso il DIDA nel corso dell’anno accademico 2011/2012. Relatore: Prof. Andrea Innocenzo Volpe, Corr. Int. Prof. Fabio Lucchesi.

Bibliografia

Benjamin W. 2000, La Parigi arcaica, catacombe, démolitions, declino di Parigi, in Rolf Tiedemann ed Enrico Gianni (a cura di), I Passages di Parigi (Volume Primo), Piccola Biblioteca Einaudi, Torino.

Rossi A. 2006, L’architettura della città, De Agostini Scuola Spa, Novara.

Touring Club, Firenze e Provincia, Touring Club Editore s.r.l., Milano.

Boatti A. 2004 ,“Pesaggio, territorio e pianificazione in tre diverse città segnate dalla presenza dell’acqua: Santiago de Compostela, Lione e Mazara del Vallo a confronto”, Ri-Vista Ricerche per la progettazione del paesaggio, Anno 1, numero 2, p.56-77.

Careri F. 2006, Walkscapes, Camminare come pratica estetica, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino.

Porcinai P. 1998, Giardini privati oggi, in M. Pozzana (a cura di), I giardini del XX secolo: l’opera di Pietro Porcinai, Alinea, Firenze.

Kaye L. 2010, Could cities’ problems be solved by urban acupuncture ?, consultato a Gennaio 2012,https://www.theguardian.com/sustainable-business/urban-acupuncture-community-localised-renewal-projects.

Piano strutturale del comune di Firenze 2010, tavola 08 dotazioni ecologico ambientali (immagine), in Piano strutturale 2010 adottato, Comune di firenze, consultato a Gennaio 2012, http://news.comune.fi.it/pianostrutturale/TAV08_DOTAZIONI_ECOLOGICO_AMBIENTALI.pdf.

 

Immagini

copertina: Il paesaggio del Terzolle, plastico di studio.

fig.1: La residenza “Piero Calamandrei”.

fig.2: Strategie d’intervento.

fig.3: Masterplan e abaco di progetto.

fig.4: La stanza.

fig.5: La pergola.

fig.6: Il padiglione.