Il caso di Paris Smart City

Il caso di Paris Smart City

Città storica e innovazione urbana: alcuni elementi di riflessione. Il caso di Paris Smart City.

di Federica Appendino

Dottoranda, Dipartimento di Architettura e Design, Politecnico di Torino, e Laboratorio ENeC, Paris-Sorbonne

 

Il successo del fenomeno Smart City

L’attuale contesto di profonda crisi ambientale, ma anche sociale ed economica, dovuta all’applicazione di modelli di sviluppo riconosciuti come insostenibili, fa si che lo studio dei processi che determinano la sostenibilità urbana risulti essere al centro del dibattito internazionale relativo al futuro delle città. In questo contesto, negli ultimi anni, a livello internazionale, ha assunto grande popolarità il concetto di smart city, che propone una visione di città sostenibile e intelligente, in grado di far fronte ai problemi che affliggono le aree urbane e migliorare le condizioni di vita dei cittadini che le abitano.

Comparso per la prima volta all’inizio degli anni 90 (Komninos, 2011), è soltanto negli ultimi anni che l’attenzione a questo tema ha raggiunto il suo culmine(Dameri&Rosenthal-Sabroux, 2014), coinvolgendo non solo il mondo accademico e della ricerca, ma anche la maggior parte delle azioni politiche e delle strategie di governo del territorio (Kunzmann, 2015).

Nonostante tale fenomeno sia in continua espansione (Manville et al., 2014) e quasi tutte le città europee di grandi dimensioni stiano portando avanti strategie di sviluppo smart (Bolici&Mora, 2015), una definizione chiara e universalmente condivisa del concetto di smart city ancora oggi manca e il panorama a riguardo risulta essere piuttosto confuso e caratterizzato da molteplici aspetti da approfondire (Dameri&Rosenthal-Sabroux, 2014).

Se in linea generale la smart city è descritta come quella città intelligente e interconnessa che, sfruttando l’ausilio delle nuove tecnologie, riesce a migliorare la qualità della vita dei propri cittadini nel rispetto dell’ambiente, è necessario, tuttavia, tenere presente che, nel corso degli anni, tale concetto ha dimostrato essere in continua evoluzione, assumendo connotazioni e sperimentazioni differenti a seconda dei contesti (Picon, 2013).

Partendo da queste premesse il presente contributo si vuole concentrare sul rapporto esistente tra smart city e città storica, sollevando alcuni interrogativi: in che modo la città storica può diventare una città smart, tutelando al tempo stesso il proprio patrimonio? Quali sono, in questo senso, le strategie di sviluppo adottate per i territori urbani storici? Quale ruolo riveste il patrimonio in tali strategie? Per affrontare queste questioni si è scelto di presentare il caso di Parigi, ritenuto particolarmente interessante e adeguato per evidenziare alcune sfide aperte per le città intelligenti del futuro.

Smart City e città storica: primi elementi di riflessione

Le sopracitate questioni nascono dall’esigenza, riscontrata nell’analisi della letteratura esistente, di operare una distinzione a seconda dei contesti urbani presi in considerazione nello studio del paradigma della smart city: infatti, se per quanto riguarda il caso di territori decontestualizzati, come ad esempio Masdar City negli Emirati Arabi o Caofeidian in Cina, la visione smart di città può apparire chiara, e con essa anche le linee da perseguire, il quadro si fa più complesso, e soprattutto incerto, per i territori storicizzati e urbanizzati, luoghi identitari ricchi di tradizioni e stratificazioni (Vattano, 2013): qui infatti le strategie di sviluppo intelligente e sostenibile devono essere integrate e compatibili con la protezione del patrimonio urbano. Se nel primo caso il rapporto tra la città intelligente e tecnologica e la città reale può essere costruito ex nihilo, senza vincoli, nel caso della città storica, invece, il suo patrimonio urbano, da proteggere e valorizzare, costituisce un impedimento allo sviluppo urbano intelligente oppure un punto di forza?

La domanda di partenza risulta essere lecita: ad oggi, di fatto, nonostante diverse esperienze portate avanti in Europa di città storiche candidate a diventare città intelligenti, il tema del patrimonio storico all’interno del modello smart city assume un ruolo marginale rispetto agli altri ambiti, e in particolar modo rispetto a quello delle tecnologie virtuali che definiscono queste nuove città (Vattano, 2013). D’altronde, è sufficiente una breve ricerca su Google delle immagini collegate al termine per rendersi conto di un evidente conflitto tra quest’idea di città ideale, entrata ormai nell’immaginario comune, quasi stereotipata, evocata nelle immagini raffiguranti interi brani di città costruiti ex novo, con edifici performanti e tecnologie intelligenti, e la città storica esistente.

Parigi, quale modello di città intelligente?

L’esempio di Parigi ben si presta alla riflessione su tali interrogativi: infatti, se da un lato la città presenta un tessuto urbano storico stratificato, quasi interamente protetto a vario titolo, dall’altro è oggi chiamata a confrontarsi con nuove sfide e pressioni, comuni a molte altre città europee: cambiamenti climatici, riduzione dei consumi, sistema dei trasporti e creazione della città metropolitana, pressioni turistiche insostenibili, gentrification (Ville de Paris, 2015). Per questo, negli ultimi anni, la città si è distinta per alcune politiche innovative volte a garantire uno sviluppo sostenibile e intelligente del suo territorio, con l’intenzione di rendere Parigi “la ville la plus intelligente du monde”[1].

Nell’ambito di queste iniziative portate avanti dalla città, si è ritenuto particolarmente interessante concentrare l’attenzione sul concorso, lanciato nella primavera del 2014, Performances énergétiques des Immeubles de Grande Hauteur (IGH) et évolutions à 2050 dans le contexte du Plan Climat Energie de Paris, che ha visto vincitore il progetto Paris Smart City 2050 ad opera dell’architetto Vincent Callebaut[2], pubblicato nel 2015 e seguito da un acceso dibattito.

Prima ancora dell’analisi del progetto vincitore, è importante interrogarsi sull’intitolazione del bando: infatti, è evidente la volontà della città di valutare la possibilità di un’integrazione di edifici alti nel tessuto urbano storico esistente. Tale volontà, sebbene sia diventata la prassi per alcune città europee, risulta essere nuova per Parigi che, da sempre, ha cercato di salvaguardare l’”orizzontalità” del proprio paesaggio urbano grazie ad un’attenta regolamentazione delle altezze massime consentite. L’intitolazione del bando, a prima vista, sembra suggerire che la Parigi intelligente e sostenibile del futuro, per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità prefissati nel suo Plan Climat[3], dovrà probabilmente subire un processo di verticalizzazione: d’altronde l’obiettivo del concorso è quello di presentare una prospettiva sulle “forme architettoniche che potrebbero ridisegnare la Parigi del 2050”[4].

Nonostante, infatti, la dichiarazione d’intenti che accompagna il progetto vincitore sia di consentire “l’evoluzione di Parigi […] senza perder alcunché del suo charme attuale, offrendo agli abitanti condizioni di vita più confortevoli rispetto alle attuali” (Callebaut, 2015), è sufficiente guardare la proposta presentata per convincersi della nostra ipotesi iniziale. Lo studio condotto, infatti, si concentra in particolare sulle potenzialità del “biomimetismo” in architettura, per assicurare una diminuzione dei gas serra e dell’effetto isola di calore, problematiche centrali per la città. Per questo vengono proposte otto tipologie di torri verdi tecnologiche, di elevata altezza, che presentano caratteristiche differenti a seconda dei contesti per i quali sono previste: tra questi la Paris historique, con il suo denso tessuto urbano haussmanniano. (Callebaut, 2015).

Osservando l’immagine sottostante è evidente il tentativo dell’architetto di proporre “una città storica che diventa pioniera nella transizione energetica, integrando energie rinnovabili connesse a sistemi intelligenti e riportando la natura in città” (Callebaut, 2015). Tuttavia, i risultati del progetto risultano essere in linea con gli interrogativi posti in apertura di questo contributo. Sebbene, infatti, l’obiettivo fosse quello di proporre una visione di città sostenibile del futuro calibrata sul contesto storico di partenza, lo skyline proposto sembra piuttosto richiamare un modello, stereotipato, di green city ricorrente in Asia e in Medio-Oriente, basato esclusivamente su edifici tecnologici e performanti.

Nonostante il progetto sia, per stessa amissione dell’architetto, volontariamente provocatorio, Parigi appare irriconoscibile e la visione di città intelligente e sostenibile proposta sembra guardare più al Plan Voisin di Le Corbusier che al suo paesaggio urbano storico.

Senza titolo[Paris Smart City 2050 – Rue de Rivoli. Fonte: http://vincent.callebaut.org]ksks[Rue de Rivoli, vista attuale. Fonte: www.gettyimages.com]

L’esempio di Parigi, nonostante le specificità del caso, offre lo spunto per riflettere sulle reali possibilità delle città storiche di diventare smart, preservando e valorizzando allo stesso tempo il proprio patrimonio storico. La costruzione delle strategie intelligenti e sostenibili di queste città risulta, infatti, complessa e in molti casi le azioni intraprese deboli: spesso si tratta, di fatto, di interventi settoriali e puntuali per risolvere un problema specifico (Vattano, 2013) o di progetti difficilmente conciliabili con la protezione del patrimonio.

Il caso proposto dimostra come la problematica della gestione del cambiamento dei territori urbani storici sia ancora aperta e come, oggi più che mai, la dialettica conservazione/innovazione sia centrale nel dibattito attuale sul futuro delle città. Se infatti è vero che la salvaguardia del patrimonio storico significa, innanzitutto, il suo coinvolgimento nella contemporaneità (Gambino, 1999), bisogna tuttavia riconoscere che gli esempi riportati mostrano risultati assai discutibili, a riflesso di quella “dialettica, non ancora risolta, tra contemporaneità e memoria dei luoghi” (Spagnolo, 2011). L’affermarsi di questo nuovo paradigma urbano della smart city accentua questo conflitto e rende urgente la riflessione sui limiti ammissibili del cambiamento e il confronto sul concetto di compatibilità delle nuove tecnologie.

 

[in copertina Paris Smart City 2050. Fonte: http://vincent.callebaut.org]

Note

[1] Come affermato da Jean-Louis Missika, adjoint en charge de l’urbanisme, de l’architecture, du Grand Paris, du développement économique et de l’attractivité, in occasione di un’intervista al giornale La Tribune, http://www.latribune.fr/economie/france/paris-doit-devenir-la-capitale-mondiale-des-villes-intelligentes-476207.html Jean-Pierre Gonguet et Sylvain Rolland, La tribune, 14/05/2015

[2] Studio di architettura VCA+Setec Bâtiment

[3] Il Plan Climat di Parigi, adottato nel 2007 e revisionato nel 2012, è un documento programmatico contenente le azioni necessarie da intraprendere per assicurare uno sviluppo urbano sostenibile e poter ridurre le emissioni di gas serra del 75% entro il 2050.

[4] Come dichiarato dall’architetto Callebaut in un intervista rilasciata a Architecture Urbanisme FR, http://projets-architecte-urbanisme.fr/vincent-callebaut-paris-smart-city-2050/, 22/01/15

Bibliografia

Bolici R., Mora L. 2015. Urban regeneration in the digital era: How to develop Smart City strategies in large European cities, TECHNE, 10, 110-119.

Callebaut V. 2015. Paris 2050. Les cités fertiles face aux enjeux du XXIéme siècle, Paris: Michel Lafon.

Dameri R., Rosenthal-Sabroux C. 2014. Smart City. How to Create Public and Economic Value with High Technology in Urban Space, Paris: Springer Verlag.

Gambino R. 1999, Il paesaggio tra conservazione e innovazione, in De Rossi et al., Linee nel Paesaggio. Esplorazioni nei territori della trasformazione, Torino: Utet.

Komninos N. 2011. Intelligent cities: variable geometries of spatial intelligence, Intelligent building international, 3 (3), 172-188.

Kunzmann K. 2014. Smart Cities: a new paradigm of urban development. Crios, 7, pp. 9-19.

Manville C. et al. 2014. Mapping Smart City in the EU, http://www.europarl.europa.eu

Picon A. 2013. Smart Cities: Théorie et critique d’un idéal auto-réalisateur, Paris : Editions B2.

Spagnolo R. 2011. Progetto e futuro del patrimonio, in Toppetti F., Paesaggi e città storica. Teorie e politiche del progetto, Firenze: Alinea.

Vattano S. 2013. Una rigenerazione smart per i centri storici: da smart cities a smart heritage, Recupero Valorizzazione Manutenzione nei centri storici, Siracusa: Lettera Ventidue Edizioni.

Ville de Paris 2015. Paris intelligent et durable – perspective 2020 et au-delà.