Storie dai margini
Tre passeggiate tra Genova ed il suo porto
Dottore di Ricerca, Dipartimento di Architettura, Roma Tre
Un colle, un transatlantico e un nome. Tre storie sul porto di Genova è un libro di confine.
È edito dalla Sagep Editori e, sebbene si collochi nella collana Architettura, la sua posizione è meno scontata di quanto si è portati a credere. Più che un libro strettamente disciplinare si tratta di tre incursioni, o passeggiate, per territori limitrofi all’architettura [Aris, 2008] [1]. Questi ‘divertimenti’ – nel senso autentico del termine – talvolta permettono di scoprire gli invisibili fili che collegano tra di loro situazione e fenomeni che fino allora credevamo indipendenti e non collegati [Aris, 2008]; il percorso proposto da Beatrice Moretti assume più una rotta circolare che percorre un bordo; ma percorrere un limite porta inevitabilmente a circoscrivere qualcosa. Così avveniva in epoche antiche quando si tracciavano con l’aratro i confini delle città, definendo con precisione cosa rimane dentro e cosa resta fuori, e così avviene oggi quando si prepara il sedime di un nuovo edificio, disegnando le tracce di ciò che separerà univocamente l’interno dall’esterno. Il libro si trova in una di quelle terre di confine, talvolta vaste, ai limiti delle discipline, che tendono ad assumere caratteristiche di molti altri luoghi e spesso ne rivendicano di propri;
Vi è, inoltre, una curiosa coincidenza: al tempo che il libro appartiene ad una terra di confine, l’oggetto dello stesso ruota intorno ad un margine. Il fil rouge è infatti la “soglia” tra città e porto nelle sue molteplici declinazioni; la scelta dei racconti, la stesura delle considerazioni e gli appunti sono infatti prodotto residuo di una ricerca dottorale dal titolo Oltre la Città Portuale. La condizione di portualità e il campo della soglia[2] condotta dall’autrice. Questa affronta il complicato tema della soglia che divide (e unisce) le città dal proprio porto, concentrando le attenzioni su un numero di casi tra i quali figura, appunto, Genova. Si tratta di racconti cui l’autrice è ‘inciampata’ durante l’attività di ricerca; storie forse distanti dalle necessità scientifiche di una tesi ma sufficientemente vicine da non essere perse di vista. Le narrazioni, così definite da Carmen Andriani nella prefazione al testo, assumono traiettorie differenti è producono un libro ‘sospeso’ tra i territori dell’architettura, quelli delle scienze sociali e quelli della letteratura.
Nella sostanza la pubblicazione consiste una prefazione, un preambolo, tre narrazioni ed un progetto fotografico firmato da Diletta Nicosia. Le storie, sebbene separate da una grande distanza di temi, tempo, oggetto e scale, hanno tra loro in comune almeno tre cose: raccontano di Genova, capoluogo ligure la cui forma è inevitabilmente legata al rapporto diretto ed indiretto tra mare e monte, raccontano della “soglia” (anch’essa di difficile definizione) tra la città ed il suo porto, lambiscono costantemente il senso del progetto d’architettura a scala urbana. Tre narrazioni circoscritte e volutamente non esaustive nelle quali la figura di confine viene demolita dilatata esasperata negata. [Moretti, 2018, p. 20]
Un colle è una storia che parla di movimenti di terra; accenna alle vicende che portarono ad una profonda modifica orografica del litorale, ovvero lo sbancamento del costone roccioso di San Benigno che consentì alla città il consolidamento della sue espansioni verso ponente e, al tempo stesso, diede a Genova i materiali per conquistare un pezzo di mare in più, spostando la linea di costa più al largo.
Un Transatlantico racconta la storia curiosa e affascinante della realizzazione di un enorme piroscafo, il Rex, il più grande transatlantico costruito in Italia, voluto dal regime fascista e troppo grande per essere costruito dai cantieri Ansaldo di Genova cui era stato commissionato. Così, al tempo che si progettavano centine e costolature per l’immenso scafo d’acciaio, fu opportuno ripensare le infrastrutture portuali, dimensione e profondità delle darsene, moli d’attracco e tanto altro. In altre parole il progetto di una nave implicò delle trasformazioni dirette del porto e, conseguentemente, determinò variazioni indirette alla soglia tra porto e la città la cui mole delle operazioni riverberò nei decenni successivi, piegando le future evoluzioni urbane.
Un nome parla di un errore, quello che attribuiva al terminal contenitori costruito alla fine del novecento nel territorio amministrativo di Genova Prà l’appellativo di Voltri Terminal Europa. [Moretti, 2018, p.22] Discorre di orgoglio e opportunità. Racconta dell’identità dei luoghi attraverso la toponomastica e della determinazione con cui gli abitanti la difendono rivendicandone l’appartenenza. Perché nominare i luoghi è un atto di orientamento e ancor più di appropriazione, è distendere la parola nello spazio creando mappe mentali a cui tutti fanno riferimento. [Moretti, 2018, p.55]
A ben vedere, però, suddette storie posseggono anche un’altra curiosa proprietà che le avvicina al mondo dell’architettura e, in generale, a quello dell’arte. Questi racconti legati alle mutazioni dello spazio di margine tra aree urbane e area operativa a Genova come molte realtà portuali analoghe hanno la caratteristica di “somigliare”. La loro natura non specifica potrebbe infatti descrivere vicende e affetti, metamorfosi e inflessioni di tante altre città oltre quella Ligure; probabilmente non è un caso che l’autrice evochi, nel preambolo, una delle fittizie città di Calvino – Despinia – che, come le altre, avevano lo scopo quello di imbrigliare logiche urbane per proiettarle sulle città del mondo intero.
La lettura è inframezzata dalla cadenza degli scatti di Diletta Nicosia; le fotografie tentano ciò che non si può fare (e per questo vale la pena farlo) ovvero cogliere quelle soglie tra città e porto i cui caratteri non sono certo univoci ed i profili per nulla delineati; sembra inoltre esistere una consonanza negli intenti con la scelta dei testi. Gli scatti, soggetti a delicate manipolazioni cromatiche che li rendono eterei, sbiaditi come i confini descritti, tentano di Fermare il conflitto, il senso di estraniamento persino l’appartenenza territoriale. Quel che resta nel riquadro della foto sono pezzi di città e di porto l’uno sull’altro [Moretti, 2018, p.25] che portano con sé la descrizione di molti altri confini.
Terminata la lettura si ha l’impressione di aver perso qualcosa; si torna indietro, si sfogliano le note e gli appunti, si riguardano le foto e tutto appare più chiaro. Quel senso di indefinito è il prodotto di una passeggiata ai margini dell’architettura e, al tempo stesso, sulla soglia di Genova; perché la passeggiata è un atto che, in se stesso, contiene un grado di indeterminazione inevitabile. Per quanto possiamo programmarlo minuziosamente, stabilirne l’itinerario, le tappe, i tempi, non possiamo però prevedere le esperienze a cui andremo incontro. Così questo libro, le sue foto e i suoi racconti, oltre a presentarci una piccola parte di quello che è stato ed è Genova, evoca altre città, altri porti e altre esperienze; tutte ancora da definire.
Titolo: Un colle, un transatlantico e un nome. Tre storie sul porto di Genova
Autore: Beatrice Moretti
Editore: Sagep edizioni
Pagine: 96
Prezzo: 15 €
Anno di pubblicazione: 2018
Note
[1] Traduzioni dal castellano dell’autore
[2] Beatrice Moretti, Oltre la Città Portuale. La condizione di portualità e il campo della soglia, tesi di dottorato discussa il 13 maggio del 2019 presso l Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento Architettura e Design – dAD XXXI ciclo. Tutors Proff. Arch. Carmen Andriani / Manuel Gausa Navarro
Bibliografia
Martí Arís, C. 2008, Tres paseos por las afueras, in Ear. Àrea de teoria, història de l’art i l’arquitectura, n°1, Publicacions URV, Barcelona.
Moretti, B. 2018, Un colle, un transatlantico e un nome. Tre storie sul porto di Genova, Sagep editori. Genova.
Illustrazioni – didascalie
Immagine di copertina: Un colle, un transatlantico e un nome. Tre storie sul porto di Genova
Immagine di accompagnamento1-2: Un colle, un transatlantico e un nome. Tre storie sul porto di Genova