Village within the city
Villaggio Urbano.
Frammenti di primigeni insediamenti rurali nella metropoli cinese
Dottoranda, Dipartimento di Architettura Roma Tre; cultrice della materia, Dipartimento ABC, Politecnico di Milano.
[Immagine di copertina: Villaggi urbani inclusi nel centro direzionale di Luohu, Shenzhen. © Domenica Bona, 2013]
“Ho visto una struttura densa interrompere bruscamente il paesaggio di un’urbanità tutta cinese e iniettare forzosamente disordine nello sprawl indifferente di grattacieli, ufficialmente immaginato per dar vita a una città-giardino post-moderna. Questo tessuto anomalo era fatto di piccole torri, tutte di sette piani e inserite in un layout estremamente compresso, come se fosse stato zippato al computer. Paradossalmente, l’impressione era di un [luogo] a scala umana, una sensazione mancante ai luoghi nel resto di quella città-finzione. Mi è stato detto che questo denso insediamento anomalo era stato in precedenza un villaggio di contadini”. Yushi Uehara, Guangzhou 2004
Premessa
La genesi del villaggio urbano s’intreccia col destino di Caiwuwei, un villaggio di pescatori a ridosso del fiume Shen – confine naturale tra la Cina e Hong Kong.
Un giorno, nel 1977, i suoi abitanti videro il villaggio sventrato dal cantiere per la costruzione della linea ferroviaria di Hong Kong-Canton; proprio lì, in quella lingua di terra frontaliera tra i villaggi di Luohu e Shekou, sarebbe stata fondata la metropoli di Shenzhen, il più grande progetto di fondazione urbana dalla fine dell’Impero Ch’ing.
Caiwuwei lasciò così il posto a questo cantiere e la parte dell’insediamento a est della ferrovia fu trasferita su un terreno libero a ovest, al riparo dalle aree interessate dall’urbanizzazione. Tuttavia, la rapida espansione del primo nucleo di Shenzhen inghiottì presto il piccolo insediamento, blindandolo tra le strade del centro direzionale di Shenzhen e generando così il primo villaggio dentro la città.
Fenomenologia
Dall’entrata in vigore dell’Open Door Policy nel 1978, nelle principali aree metropolitane costiere (il golfo di Bohai vicino a Pechino, il Delta del fiume Azzurro vicino a Shanghai e il Delta del fiume Perla dove si trovano Guangzhou e Shenzhen), la crescita urbana è stata rapida e il consumo dei suoli ha generato un repentino mutamento del paesaggio agricolo. Numerosi villaggi sono stati inglobati nelle città e i terreni agricoli espropriati man mano dallo Stato. Tuttavia, i nuclei edificati non sono stati assorbiti dal tessuto urbano, a causa dello speciale regime di proprietà che ne garantisce alle comunità di contadini la gestione autonoma dei suoli a essa originariamente assegnati (Jing 1999). Questa singolarità giuridica, risalente ai tempi del regime Maoista, differenzia aree rurali e urbane da punto di vista statutario, amministrativo e socio-previdenziale ed è la ragione per cui questi insediamenti rurali ancora sopravvivono nelle metropoli e si sono trasformati indipendentemente dalle volontà pianificatorie e immobiliari (Zhou 2007).
Con l’avvio del processo di urbanizzazione e lo sviluppo dell’industria lungo le coste, la domanda di manodopera è stata costantemente in aumento e i flussi migratori dalle campagne verso le città industriali sono stati incoraggiati delle politiche di facilitazione per l’ottenimento lo stato di cittadinanza (hukou). Ovviamente, il crescere progressivo del costo degli alloggi in città come Guangzhou e Shenzhen ha fatto sì che la popolazione immigrata abbia trovato nei villaggi urbani le condizioni, economiche e sociali, più convenienti (Ma 2008, Wang 2008).
Questo fenomeno ha spinto gli ex-contadini, per altro senza più un’occupazione, a trasformare gli edifici dei villaggi urbani per ricavare, abusivamente e senza requisiti igienico-sanitari, alloggi d’affitto e spazi commerciali (Ma, 2008). Da qui ha origine quel modello insediativo densissimo, oggi leggibile in tutti i villaggi urbani maturi, fatto di edifici “a matita” alti 6-8 piani, a pianta rettangolare di 100mq e distanziati tra loro 1-2 metri senza spazi urbani di transito e aggregazione.
Un villaggio urbano nel centro di Shaoguan, città nel nord del Guangdong © Domenica Bona, 2010
Esegesi
Il termine villaggio urbano, desunto dall’inglese urban village, è impropriamente usato per riferirsi a un fenomeno urbano sviluppatosi nelle metropoli cinesi dall’inizio degli anni Ottanta (Chung 2010).
Il termine cinese appropriato chengzhongcun 城中村, letteralmente villaggio dentro la città (village within the city, da cui l’acronimo ViC), identifica una tipologia urbana assai diversa da quella che l’originario urban village anglosassone rappresentava.
Quest’ultimo, infatti, è un concetto introdotto dall’urbanistica anglosassone alcuni decenni prima di essere applicato al fenomeno cinese. Herbert Gans lo usò per la prima volta nel suo libro The Urban Villagers (1962) per parlare del caso di Boston dove lo sviluppo urbano aveva spinto varie comunità immigrate a insediarsi nei quartieri suburbani a ovest del nucleo storico dove il tessuto e l’atmosfera erano più simili a quelli di un paese di campagna che di una città (Gans 1962).
L’accezione data dall’urbanistica occidentale al concetto di villaggio urbano lo rende confrontabile con la garden city di Howard e rimanda quindi a un’idea di insediamento a bassa densità, periferico, con un livello di infrastrutturazione medio-basso e, soprattutto, definito da un progetto urbanistico compiuto e privo di spontaneismo tanto che, nella più recente letteratura, esso assume anche i connotati di comunità peri-urbana resiliente, ecologica e sostenibile (Grant 2005).
La letteratura cinese spesso rivendica la diversa accezione che il termine ha assunto in Cina, dove i villaggi urbani sono in prima battura il prodotto della trasformazione d’insediamenti rurali inglobati nella costruzione di città (Wang 2008), com’è stato descritto in modo preciso e completo da Yushi Uehara nel 2006.
Per contro, la letteratura internazionale ha fin dall’inizio utilizzato il termine attribuendogli significati tra loro contrapposti. Per prima nel 1976, Elizabeth Johnson pubblica Households and Lineages in a Chinese Urban Village col quale racconta gli aspetti socio-antropologici di clan e insediamenti introversi come i villaggi-fortezza Hakka nella Cina meridionale. Michael Frolic, invece, nel 1980 chiama villaggi urbani quei quartieri residenziali ad alta densità costruiti sul finire degli anni Settanta nelle grandi città, come Pechino e Shanghai, e concepiti per riprodurre lo stile di vita delle piccole comunità tradizionali.
03 – La strada principale nel villaggio urbano di Nantou, Shenzhen © Domenica Bona, 2014
Letteratura e dibattito
Trattandosi di un fenomeno recente oltre che rapido, il villaggio urbano è diventato vero oggetto d’interesse internazionale solo nel 2001 quando Rem Koolhaas (Chung C. J., Inaba J., Koolhaas R. & Leong S.T. 2001) pubblica il resoconto di un viaggio-ricerca sul Pearl River Delta, la regione metropolitana più produttiva e urbanizzata del mondo dove il fenomeno è nato.
Da allora, gli studiosi cinesi affrontano il caso dei villaggi urbani rispetto a temi pragmatici, quali l’urbanizzazione in situ, gli aspetti socio-demografici e il confronto tra casi regionali, mentre la letteratura internazionale continua a guardare al fenomeno da un altro punto di vista più teorico, puntando l’attenzione sui caratteri informali tipici dell’urbanesimo nei paesi in via di sviluppo.
Cortina di edili a matita nei primi anni Novanta a Longgang, Shenzhen © Domenica Bona, 2014
In questo senso, Mike Davis (2006) considera i villaggi urbani cinesi alla stregua di baraccopoli spontanee ponendosi tuttavia in disaccordo con gli studiosi che riconosco l’eccezionalità del fenomeno cinese giacché, primo, le trasformazioni sono gestite direttamente dalle ex-comunità agricole che continuano a detenerne la proprietà fondiaria; secondo, per quanto angusti, i villaggi sono dotati d’impianti fognari, idraulici ed elettrici come il resto della città; terzo, catalizzano così l’offerta di alloggi a basso costo impedendo così la comparsa di vere e proprie baraccopoli (Wang 2008); infine, assumono un ruolo importante nel riequilibrare la scala urbana e nel conservare quel senso di appartenenza a una comunità che sono messi in crisi dal gigantismo metropolitano.
In questo senso, molti giovani studiosi cinesi (Guo 2005, Pu 2012) descrivono bene le fasi di trasformazione spontanea dei villaggi e ricostruiscono il processo decisionale, legislativo e insediativo, fino a indentificare le matrici di evoluzione del tessuto edilizio e chiariscono le implicazioni socio-demografiche interne. Questo lavoro è stato fondamentale per il dibattito iniziato nel 2006 sugli scenari di trasformazione che vede contrapporsi le ipotesi di distruzione-ricostruzione delle amministrazioni pubbliche e i tentativi di conservazione e rigenerazione di ricercatori e comunità illuminate.
BIBLIOGRAFIA
Chung C. J., Inaba J., Koolhaas R. & Leong S.T. 2001, Great Leap Forward / Harvard Design School Project on the City, Taschen, Colonia;
Chung H. 2010, “Building an image of Villages-in-the-City: A Clarification of China’s Distinct”, International Journal of Urban and Regional Research, vol. 34.2;
Davis M. 2006, Planet of Slums, Verso, London;
Frolic M. 1980, Mao’s People, Harvard University Press, Harvard;
Gans H. 1982, Urban Villagers: Group and Class in the Life of Italian-Americans, The Free Press, New York;
Grant J. 2005, Planning The Good Community: New Urbanism in Theory and Practice, Taylor & Francis, Hoboken;
Jing D. 1999, “The research of villages in the city: the strategies of village urbanization in economic advanced regions”, Urban Planning Review, n. 9;
Johnson E. L. 1976, Households and Lineages in a Chinese Urban Village, Cornell University Press, Ithaca;
Ma H. 2008, Villages in Shenzhen-typical economic phenomena of rural urbanization in China, 44th ISOCARP Congress, consultato a marzo 2015, http://www.isocarp.net/Data/case_studies/1145.pdf ;
Pu H. 2012, Spatial evolution of urban villages in Shenzhen, PhD dissertation, Faculty of Geoscience, Utrecht University;
Uehara Y. 2007, Village within the City. Unknown Urbanity in China, Berlage Institure Research Report, Rotterdam;
Uehara Y. 2006, “Casting Village within City”, in Narula M., Sengupta S., Sundaram R., Sharan A., Bagchi J. & Lovink G., Sarai Reader 06: Turbulence – Sarai|Archive, consultato a marzo 2015, http://archive.sarai.net/items/show/8 ;
Wang D. W. 2008, Shenzhen’s Urban Villages:Surviving Three Decades of Economic Reform and Urban Expansion, MPhil dissertation in Arts in History, San Diego State University.