Vocabularies For an Urbanising Planet
Vocabularies For an Urbanising Planet, lecture di Christian Schmid
Marina Volpe è architetta, urbanista e attivista. Si è laureata in architettura all’Università Roma Tre dove ha sviluppato un forte interesse per i contesti sociali e urbani e per le pratiche informali. Ha conseguito la laurea magistrale in Pianificazione Urbana e Territoriale presso l’Università di Napoli Federico II con una tesi sui Criteri di accesso all’edilizia residenziale pubblica nella città di Napoli. Attualmente è dottoranda nel corso di dottorato HabiT in Transition, presso l’Università di Napoli Federico II. I suoi studi si concentrano sulla giustizia abitativa, sociale e spaziale. Con un approccio etnografico, crede nell’importanza di una metodologia di ricerca multidisciplinare e aperta.
Marina Volpe is an architect, an urban planner and activist. She took her bachelor’s degree in architecture in Roma Tre University where she developed a strong interest in social and urban contexts and informal practices. She then attended her master in Urban and Territorial Planning at the University of Naples Federico II with a thesis on Criteria of access to Public Housing in the city of Naples. She’s currently a PhD Student in HabiT in Transition PhD course, at the University of Naples Federico II. Her studies focus about housing, social and spatial justice. With an ethnographic approach, she believes in the importance of a multidisciplinary and open research methodology.
Abstract
La lecture a cura di Cristina Mattiucci, tenuta dal noto professore e sociologo Christian Schmid il 10 dicembre 2024, ha permesso di esplorare il complesso tema dello studio e della rappresentazione delle dinamiche territoriali attraverso la lente dei Comparative Studies e delle categorie spaziali di Lefebvre.
Il dibattito, arricchito dai contributi di Laura Lieto e Marica Castigliano, ha messo in luce le connessioni tra teoria, pianificazione e didattica, interrogandosi sul ruolo delle istituzioni e sulla costruzione di vocabolari innovativi per comprendere la complessità urbana.
Il ciclo di seminari HabiT in Transition fa parte dell’omonimo corso di dottorato, sviluppato all’interno del Dipartimento di Eccellenza Abit dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. I seminari proposti mirano alla costruzione di un’offerta culturale densa e multidisciplinare, coinvolgendo autori afferenti a diversi ambiti della conoscenza.
Abstract eng.
The lecture organized by Cristina Mattiucci, given by the renowned professor and sociologist Christian Schmid on 10 December 2024, explored the complex topic of the study and representation of territorial dynamics through the lens of comparative studies and Lefebvre’s spatial categories. The debate, which was enriched by the contributions of Laura Lieto and Marica Castigliano, highlighted the links between theory, planning and education, and questioned the role of institutions and the construction of innovative vocabularies in understanding urban complexity.
The HabiT in Transition series of seminars is part of the homonymous doctoral programme developed within the Abit Department of Excellence of the University of Naples Federico II. The proposed seminars, involving authors from different fields of knowledge, aim to create a dense and multidisciplinary cultural offer.
#urbanization #territories #urban processes
Il 10 dicembre 2024, il Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II di Napoli ha ospitato una lecture di Christian Schmid, già professore di Sociologia presso il Dipartimento di Architettura all’ETH di Zurigo. La conferenza, a cura scientifica di Cristina Mattiucci, è stata realizzata nell’ambito dei seminari del PhD HabiT_Habitat in Transition e ha visto la partecipazione come discussant di Laura Lieto e Marica Castigliano, che hanno animato due differenti declinazioni tematiche del dibattito.
Il titolo della conferenza – Vocabularies for an Urbansing Planet – corrisponde a quello di un libro di recente pubblicazione (per esteso Vocabularies for an Urbanising Planet: Theory Building through Comparison), a cura dello stesso Schmid e di Monika Streule (edito per Birkhäuser nel 2023), che raccoglie i materiali di una lunga ricerca multidisciplinare e collettiva avviata nel 2011.
Attraverso la discussione di 10 mappe che costituiscono la sintesi delle analisi dei processi di urbanizzazione di altrettante città – Tokyo, Hong Kong, Shenzhen, Dongguan, Istanbul, Lagos, Parigi, Mexico City, Los Angeles e Calcutta – Schmid mette in evidenza la natura processuale, mutevole e singolare dell’evoluzione dell’urbano e dunque la complessità nell’identificare e concettualizzare i fenomeni che si generano in esso: «it is not only to analyse the multitude of urban territories and forms, but also to focus on the various urbanisation processes that transform those territories and generate those forms» (Schmid and Streule, 2023, p. 22). Il denso studio delle città, il riconoscimento di pathways of urbanisation e l’attenzione al tema della “specificity of cities” (Diener et al., 2015), ben esplicitano l’influenza delle teorie lefebveriane (Schmid, 2022) nell’analisi dei processi di produzione dell’urbano e nello sviluppo delle teorie comparative. La metodologia di analisi passa per Lefebvre attraverso l’applicazione della triplice lettura dello spazio: lo studio degli elementi materiali che compongono l’urbano, la sua concettualizzazione e sintesi, ed infine la modalità in cui questo viene esperito quotidianamente nelle pratiche. Fattori, questi, centrali per Schmid già nella concettualizzazione del discorso sull’extended urbanization (Brenner & Schmid, 2015), poi largamente sviluppato in termini analitici all’interno della sua lunga produzione scientifica nell’ambito del lavoro realizzato nell’ETH Studio Basel – i cui archivi sono stati recentemente resi interamente open access.
Le mappe mostrate durante il dibattito hanno dunque permesso di riconoscere l’importanza di comprendere l’urbano destrutturando sia le categorie classiche di lettura dello spazio, amministrative, geografiche, economiche, sia i confini che ne caratterizzano la distribuzione sul territorio, proponendo invece una complessa lettura in grado di tener traccia di processi dinamici e trasformativi, multiscalari, attenta alla singolarità contestuali. In tal senso, la riflessione critica sulle dicotomie utilizzate nel discorso sull’urbano (centro/periferia, rurale/urbano, metropoli/colonia, nord/sud o est/ovest) esige una rilettura dei postulati teorici su cui l’approccio postcoloniale si fonda, a fronte dell’importanza di questi nello studio delle città. Schmid sollecita a considerare che «every point on the planet might be affected by urbanisation processes in one way or another, and thus could provide important insights into the urban process» (Schmid and Streule, 2023, p. 21), indipendentemente dalla “southern perspective”, amplificando nella prassi il potenziale gnoseologico di una postura endemicamente postcoloniale.
In questo quadro, l’approccio metodologico comparativo adottato dal team di ricerca è emerso come centrale, poiché permette di individuare sia le traiettorie comuni a diversi casi ma anche le singolarità e differenze che li distinguono.
Il dibattito seguito all’intervento di Christian Schmid si è quindi sviluppato poi su due nodi. Il primo, indirizzato dai commenti di Laura Lieto, nella sua doppia veste di studiosa e assessora all’Urbanistica e vicesindaco del Comune di Napoli, ha riguardato non solo la prospettiva teorico/analitica della ricerca, ma la sua messa alla prova nell’urbano e nei modi in cui si rivolge al planning, soprattutto nella sua cornice istituzionale e operativa. In particolare, il tema della relazione di questo tipo di analisi con le formal institution è stato sollecitato per interrogarsi su diversi elementi: in che modo le istituzioni possono e devono essere coinvolte in questo tipo di analisi del territorio? Come è possibile affrontare il difficile tema dello sconfinamento dell’urbano, dei suoi processi e della blurrinessdei suoi confini, per come emerge dalle rappresentazioni presentate, consapevoli delle difficoltà amministrative di tali sintesi? Ed ancora: quale deve essere il ruolo dell’accademia, che muove da una conoscenza radicalmente orientata all’apertura e della messa in discussione dei confini nella lettura dei processi, nell’osservare l’inversione di rotta del public discourse proiettato verso il rafforzamento dei margini e dei confini nella gestione dei territori? Infine, come leggere criticamente il tema della planetary urbanization in un contesto così complesso come quello contemporaneo, provando invece ad immaginare i nostri territori decentrando lo sguardo per ripristinare o generare un diverso scenario di futuro.
Il secondo nodo, sollecitato da Marica Castigliano, ha riguardato le potenzialità di questo tipo di ricerche (e pubblicazioni) per ricercatori e studiosi nel campo del planning e dell’architettura, nonché nei luoghi della didattica. Il lavoro presentato assume da un lato il ruolo di strumento e guida metodologica per la costruzione di mappature critiche in grado di aprire dialoghi attorno al tema dell’urbano e delle sue forme; dall’altro si mostra come occasione di riflessione sulla necessità di operare un confronto costante tra pratica e teoria, procedendo per aggiustamenti incrementali l’una rispetto all’altra. Il contributo, dunque, fornisce elementi essenziali per la costruzione di un glossario collettivo e consapevole, stimolando elaborazioni di un “vocabolario decentrato”, capace di osservare tematiche urbane ricorrenti da prospettive differenti, talvolta distanti.
Generare new vocabularies è quindi un esercizio pragmatico, critico e impegnato di confronto con il reale, con i processi e le trasformazioni in atto nei territori. Rappresentarli invita, inevitabilmente, ad interrogarsi su quali fattori li generano e quali forze, formali o informali, li animano:
«The goal is not to develop a unifying language, but to propose an enriched vocabulary that leads to a differentiated view of the world and helps us to better understand the dynamics of urbanisation as well as to facilitate the exchange of ideas and debates in urban studies that is increasingly multilingual and multinational in character» (Schmid and Streule, 2023, p. 27).
Fig 1_Billard D., Conscience R., Rekacewicz P. Lagos, 2023. Fonte: Schmid C., Streule M. 2023, Vocabularies for an urbanising planet: Theory building through comparison. Birkhäuser, pp. 122-123
Fig 2_Billard D., Conscience R., Rekacewicz P. Paris, 2023. Fonte: Schmid C., Streule M. 2023, Vocabularies for an urbanising planet: Theory building through comparison. Birkhäuser, pp. 138-139.
Bibliografia
Brenner N., Schmid C. 2015, “Towards a new epistemology of the urban?”, in City, vol. 19 no. 2-3, pp. 151-182.
Diener R., Herzog J., Meili, M., de Meuron, P., Herz M., Schmid C. & Topalović M. 2015, The Inevitable Specificity of Cities: Napoli, Nile Valley, Belgrade, Nairobi, Hong Kong, Canary Islands, Beirut, Casablanca, Lars Müller, Zürich.
Schmid C. 2019, “Analysing Extended Urbanisation”, in Cairns S. & Tunas D. (eds.), Future Cities Laboratory: Indicia 02, Lars Müller Publishers, Zürich, pp. 157–180.
Schmid C. 2022, Henri Lefebvre and the Theory of the Production of Space, Verso Books, London/New York.
Schmid C. & Streule M. (eds.) 2023, Vocabularies for an urbanising planet: Theory building through comparison. Birkhäuser, Basilea.
Eth Studio Basel, consultato a gennaio 2025, https://studiobasel.ethz.ch/