Il Futuro delle città, è adesso.
Urban Future 24 (UF24) è il raduno annuale (quest’anno si tiene a Rotterdam) di studenti, docenti, professionisti, funzionari delle pubbliche amministrazioni, sindaci, assessori, pratictioners e cittadinanza attiva che si interrogano, attorno a diversi temi, su “come stanno cambiando le città”.
Un posto interessante da frequentare perché non è una fiera dell’immobiliare ma neanche un convegno che, per quanto interessante, resta confinato nel mondo accademico ma non è neanche una vetrina per il politico di turno. Il protagonista è la città, assunta a soggetto attorno alla quale si ragiona, ci si confronta, si misurano soluzioni, si sperimentano innovazioni, si traguarda il futuro, si individuano le criticità. Crisi ecologica, sostenibilità sociale, cambiamento climatico sono i temi che tengono banco, ma quest’anno essendo a Rotterdam un accento particolare lo hanno avuto i transition studies. La sessione di apertura, volutamente in concomitanza con la cerimonia di inizio, è stata intitolata Social aspects of the transition e ha visto la partecipazione di Derk Loorbach, insieme all’ex sindaco di Bogotà e Leone d’oro della Biennale di Architettura Enrique Peñalosa ed Eleanor Sharpe, ex direttrice del Department of Planning & City development della città di Filadelfia.
Derk Loorbach è professore alla Erasmus University di Rotterdam, fondatore e Direttore di DRIFT (The Dutch Research Institute for Transitions), impresa sociale dell’Università stessa che opera come centro di ricerca leader nel campo della transizione sostenibile. Autore di Transition management: new mode of governance for sustainable development, un testo del 2007 che, nato nel contesto del management, è diventato un riferimento anche per le politiche di transizione che riguardano il contesto urbano. Il framework concettuale della giornata di apertura di UF24 sono quindi i transition studies: questo il messaggio principale che viene da Rotterdam. Sui transitions studies c’è ancora molto da chiarire e specificare, non è questa la sede, ma in una frase pronunciata da Loorbach durante il suo intervento forse c’è una possibile sintesi: “non mi interessano i discorsi che accennano al cambiamento del sistema ma quelli che riguardano le soluzioni, il cambiamento lo determinano le soluzioni”. Una semplificazione eccessiva ovviamente ma che chiarisce la centralità di come la costruzione condivisa di soluzioni consenta poi nell’ambito delle dinamiche e delle traiettorie di cambiamento di delineare i percorsi evolutivi, dove la transizione è un ecosistema socioeconomico nel quale le turbolenze e le interferenze, che provengono da parti anche marginali, consento di far emergere nicchie di innovazioni che riescono ad imporsi, a volte anche in modo inaspettato.
Non è l’elogio della teoria del caos ma la presa di consapevolezza che i sistemi complessi se sono imprevedibili sono anche ambienti di possibilità che bisogna saper interpretare.
Un intervento che pone diverse questioni ma che si segnala per la chiarezza del punto di vista. Sembra che il futuro sia oggi, è quello che stiamo decidendo adesso insieme all’ambiente in cui lo immettiamo, inteso come l’insieme dei fattori che ne determinano le condizioni. Ma l’esito non è predeterminato, quindi possiamo agire e intervenire per fare in modo che correnti ascensionali determinino trend positivi nell’interesse delle città, divenuta soggetto.