Case study e ricerca comparativa

Case study e ricerca comparativa

di Lorenzo Barbieri

Dottorando, Dipartimento di Architettura, Roma Tre 

 

Il 19 marzo scorso si è tenuta a Firenze, presso il dipartimento di Architettura dell’ateneo cittadino, la 1° Giornata nazionale sulla metodologia della ricerca per i corsi di dottorato di ricerca in urbanistica, pianificazione territoriale e politiche urbane, dedicata ai temi del case study e della ricerca comparativa. Hanno partecipato dottorandi, professori e ricercatori provenienti da vari atenei italiani, tra i quali un gruppo dell’Università degli Studi Roma Tre.

Dopo i saluti istituzionali di Saverio Mecca, direttore del dipartimento di Architettura, e di Gabriele Corsani, coordinatore del dottorato fiorentino, Camilla Perrone ha introdotto i temi della giornata, improntata alla discussione, da parte di diversi relatori, delle due metodologie e delle questioni poste a riguardo dai dottorandi.

Ad aprire gli interventi dei relatori è stato Gabriele Pasqui, che ha presentato una lezione introduttiva sul tema del case study, indicando problemi e cautele, quando fare uso di questa metodologia, come studiarla, quali sono i problemi pratici, e infine spiegando qual è la relazione tra studio di caso e percorso di ricerca. Ha inoltre presentato esempi pratici e riferimenti bibliografici.

Il successivo intervento, sulla ricerca comparativa, è stato tenuto da Giuseppe Gangemi e Stefano Moroni. Il primo si è concentrato sul tema della comparazione, distinguendo tra tre livelli: confronto di proprietà, di variabili e di contesti. Moroni ha basato il suo intervento sulla distinzione in 5 livelli del discorso che ha operato in alcune lezioni sulla metodologia della ricerca: logico, epistemologico, euristico, metodologico e retorico.

L’ultimo intervento della mattinata è stato un panel sui problemi e le opportunità dei due metodi di ricerca tenuto da Camilla Perrone, Paola Briata, Francesca Gelli, Barbara Pizzo e Carla Tedesco. Innanzitutto sono state affrontate alcune questioni aperte derivate dagli interventi precedenti, in particolare riguardo alla costruzione di uno studio di caso e alla formulazione della domanda di ricerca. Il tema successivo è stato l’importanza della lettura di testi per elaborare un buon lavoro di ricerca, costruire una solida base teorica e soprattutto per non perdersi all’interno del campo di studi.  Il successivo intervento ha riguardato lo studio di caso come metodologia che ha la funzione di approfondimento di una questione e che permette il confronto tra diverse forme di sapere. Un ulteriore spunto di discussione ha riguardato l’importanza di avere una buona pre-teoria, cioè una idea o intuizione iniziale, nel proprio percorso di dottorato.

La sessione pomeridiana è cominciata con un forum sui metodi di ricerca, i cui relatori sono stati Marco Cremaschi, Giancarlo Paba, Massimo Bricocoli e Carlo Cellamare. Prima di tutto è stato posto l’accento sull’importanza di utilizzare e sovrapporre approcci di ricerca diversi e successivamente sulla caratteristica dell’urbanistica di essere una disciplina pratica, ma allo stesso tempo fuori squadra. È stato poi ricordato che il dottorato di ricerca deve essere un’esperienza fatta con piacere, quindi che è necessario abbandonare lo studio di un caso che si ritiene noioso. In seguito, da una parte è stato detto che sguardi molteplici producono ricerche e percezioni diverse di uno stesso caso, ma d’altra parte si è ricordato come la struttura dello studio di caso proposta nella letteratura dominante rischia di portare a ricerche omologhe. Infine il consiglio per i dottorandi è stato di avere pazienza con sé stessi, ricordando che è difficile trovare la metodologia giusta e che bisogna imparare dai propri errori.

La successiva sessione sulla comparative suburbanization è stata tenuta da Ray Hutchison. Il fulcro di questo intervento è stato il confronto tra ciò che è urbano e ciò che è suburbano: da un lato uno spazio caratterizzato da edifici più grandi, più densi, più eterogenei, dall’altro uno spazio caratterizzato da edifici più piccoli, meno densi, omogenei.

Nella sessione seguente i dottorandi si sono suddivisi fra tre sessioni parallele: quali percorsi formativi per un ciclo triennale di dottorato; come insegnare la metodologia della ricerca; cos’è una tesi di dottorato? Di fatto le prime due sono state unite in un’unica sessione a causa di una forte sproporzione nella distribuzione dei partecipanti verso l’ultima delle tre. I brevi incontri hanno ospitato le ulteriori questioni sui diversi temi poste dai dottorandi ai rispettivi moderatori. È stata comunicata, soprattutto nella terza sessione, una sorta di ansia da prestazione dovuta all’affollarsi di scadenze interne al dottorato e di seminari e conferenze.

La giornata si è infine conclusa lanciando il prossimo appuntamento di questa nuova serie di incontri interdottorali nel mese di settembre 2013 presso il dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre.

Nel complesso si è trattato di una giornata che ha affrontato temi interessanti e fondamentali per i dottorandi. La descrizione delle due metodologie è stata fatta in maniera esauriente ma, visti la grandezza delle questioni poste da un dottorato e il limite di una sola giornata di seminario, è importante che il ciclo di giornate prosegua nei prossimi mesi. Il confronto tra dottorandi e professori ha inoltre permesso che venissero a galla i dubbi dei primi rispetto al proprio lavoro di ricerca, soprattutto nell’ultima parte della giornata. Occasioni come questa inoltre permettono scambi tra i dottorandi dei diversi atenei, vitali per la trasmissione di conoscenze, per fare rete e per confrontare le proprie esperienze.