Foresta e Città, parte 2
Urban forest vs foresta urbana: storia di un concetto fra America e Europa
PhD in Paesaggi della Città Contemporanea, Dipartimento di Architettura Roma Tre
‘Nobody should be able to go home without passing through a forest.’[1]
Oggi, sempre più spesso troviamo accostati in riviste, libri, giornali e discorsi termini finora considerati antitetici e che così associano in un’unica espressione l’elemento urbano e quello naturale, come: ‘Foresta Urbana’, ‘City forest’, ‘Urban forest’, ‘City of green design’, ‘Urban wildscapes’, ‘Town forest’ ma anche ‘Stadtwald’ (tedesco), ‘Stadsbos’ (olandese), ‘By skov’ (danese). È innegabile che negli ultimi decenni sia emerso nelle società contemporanee sempre più urbanizzate un desiderio di recuperare un rapporto con una natura incontaminata e selvaggia come quella della foresta.
La nascita dell’espressione ‘Urban Forest’ si associa a quella di ‘Urban Forestry’, la quale si fa risalire a un documento statunitense datato 1894.[2]Il termine, fin dalla fine dell’Ottocento, veniva utilizzato negli Stati Uniti per riferirsi genericamente all’arte, scienza e tecnologia impiegata per la gestione degli alberi e delle risorse forestali, dentro e attorno le aree metropolitane. Ciò è storicamente dovuto alla larga presenza di foreste nel territorio nord americano e della conseguente necessità di regolarne il rapporto con le città limitrofe. La formula ‘Urban Forestry’ fu poi ripresa durante gli anni Sessanta, periodo in cui si tendeva ad avere un approccio interdisciplinare nel mettere a confronto le attività antropiche con quelle ecologiche. Di questo periodo sono molti i testi di riferimento, Design with Nature (1969), Architettura delle Quattro ecologie (1971) e più tardi Land Mosaics. The ecology of landscape and regions (1995), punti di partenza essenziali per la comprensione degli sviluppi successivi e odierni.
Se negli Stati Uniti già negli anni ’60 si era cominciato a elaborare il nuovo concetto di ‘Urban Forest’, sviluppatosi parallelamente a quello ripreso di ‘Forestry’, in Europa, il percorso d’appropriazione di tale pensiero e delle pratiche correlate avveniva solo durante gli anni ’80, a seguito delle dismissioni delle aree industriali. Alcuni paesi tra cui l’Irlanda, l’Inghilterra e l’Olanda, più di altri, si sono ispirati ai nuovi concetti americani di ‘urban forest’/’urban forestry’: le prime realizzazioni effettuate a Londra e a Belfast. Gradualmente il riconoscimento dei meriti e potenzialità di questo nuovo indirizzo concettuale, operativo e multidisciplinare ha portato, fin dalla metà degli anni Novanta, allo sviluppo di ricerche e si è infine ben adattato anche alle condizioni europee, assumendo così per la prima volta nomenclatura e significato di ‘Foresta Urbana’.
Sebbene il concetto di Urban Forest abbia un storia antica nel mondo occidentale, è solo negli anni Novanta che, in ambito scientifico, l’espressione raggiunge una sua piena definizione. È stato infatti lo studioso statunitense David J. Nowak a descrivere per primo l’ambito del concetto nel suo lavoro di ricerca Understanding the Structure of Urban Forests (1994), dove si riferisce alla Foresta Urbana in un modo ben preciso: essa è il risultato nel tempo e nello spazio, della frammentazione del paesaggio naturale nell’ambito urbano e peri-urbano ed include elementi anche molto diversificati tra loro: zone incolte e interstiziali, spazi residuali agricoli, lembi, residui di superfici naturali, spazi naturali, alberati, viali, corridoi ecologici, parchi, giardini pubblici e privati, boschetti, ville e giardini storici, orti, aree ripariali, aree forestali urbane e peri-urbane, aree in attesa.[3]In questo scenario, il concetto di albero quale unità elementare di riferimento si presta ad assumere valore paradigmatico in rapporto ai diversi elementi che lo compongono: alberi, sistemi di alberi e popolamenti forestali a diverso grado di complessità e frammentazione.
In Europa molti sono gli esempi di città che hanno instaurato nel tempo una stretta relazione con il paesaggio forestato limitrofo, tra cui: Djurgården e Stoccolma, Jægersborg Dyrehave e Copenhagen, Epping Forest e Londra, Grunewald e Berlino, Bois de Boulogne e Parigi, l’Amsterdam Bos e Amsterdam. Sebbene si sia cercato di armonizzare la terminologia di urban forest a livello internazionale, permangono comunque delle difficoltà dovute alle differenti discipline coinvolte e alla rispettiva traduzione letterale e concettuale a seconda del paese in cui si tratti dell’argomento. In molti paesi europei, tra cui il nostro, per esempio, la traduzione e la disciplina in sé si riferiscono principalmente agli ecosistemi forestali più che agli alberi delle strade, dei parchi e delle ville storiche, differendo dunque per sistema d’insieme. Nonostante negli anni 2000 in Europa siano aumentate le ricerche che tendono a utilizzare l’accezione nel suo significato più completo, la lentezza di questa adozione si deve alle strutture culturali e alla storia, ovvero a ciò che si considera foresta e poi foresta urbana a seconda della società e del bagaglio culturale di riferimento.
In Italia, ad esempio, spesso la traduzione di Urban Forest viene indicata in ambito scientifico con il termine bosco, traducendo quindi il concetto in Bosco Urbano. Tale traduzione deriva dall’accezione storica per cui nel nostro territorio si fa generalmente riferimento al bosco in ambito urbano, elemento più comune rispetto alla foresta, il quale corrispondeva ad aree alberate (piccoli boschetti) all’interno delle proprietà signorili che venivano chiamate barco, da cui deriva anche il termine più recente di parco.[4]Si deve tener presente, però, che l’attitudine in Italia, differentemente da molti paesi nord europei, è quella di essere culturalmente diffidente verso inserimenti naturali con carattere spontaneo nelle città. Le radici di questo atteggiamento si devono probabilmente ricercare nella città rinascimentale, la quale permane nel tempo come riferimento filosofico, iconografico e storico.
L’ideologia elaborata nel Rinascimento di una chiara distinzione concettuale tra uomo e natura, razionale e non, artificiale e naturale sono alla base della costruzione del pensiero che permane fino a oggi, ovvero di un ambiente artefatto in cui l’uomo si trova più a suo agio. In Il paesaggio e l’estetica (Vol I, Natura, Città e Paesaggio) Rosario Assunto afferma che Palladio, ad esempio, era estremamente contrario all’utilizzo di alberi nell’ambiente urbano, luogo prettamente di dominio e controllo razionale dell’uomo. Questi elementi suggeriscono una interessante linea d’approfondimento in merito all’evoluzione del rapporto, nel nostro territorio, tra ambiente urbano e natura selvaggia.
Sebbene si tenga in considerazione che a seconda del contesto storico e culturale di riferimento vi siano delle differenze terminologiche e che, ad esempio, nel nostro territorio sia più appropriato il termine bosco, si preferisce in conformità con l’armonizzazione terminologica, oltre che agli elementi legati all’immagine che essa ricrea nella nostra mente,[5]utilizzare quello di foresta. Tale armonizzazione terminologica a livello internazionale è necessaria al fine di migliorare la comparabilità, la compatibilità e la coerenza della gestione e degli studi relativi, delle risorse naturali delle varie aree geografiche internazionali. Per questo motivo intorno agli anni 2000 la locuzione viene introdotta anche in Europa dalla FAO (Food and Agriculture Organization) e dalla IUFRO (International Union of Forest Research Organizations)[6] le quali adottano nei loro lavori il concetto più inclusivo di foresta urbana, cioè nella stessa accezione di quella di Nowak, riconoscendo così, una volta per tutte, questa nuova realtà.
Note
[1]Cit. di Aalto A., 2008, tratta dall’intervista di Trieb M. del 2002 raccontata nell’introduzione di Konijnendijk C.C. al suo medesimo libro, The forest and the City – The cultural Landscape of Urban Woodland, Springer, pp. 10.
[2]Cook, G.R., 1894, Report of the general superintendent of parks. Second annual report of the board of park commissioners, Cambridge, Massachusetts, pp. 71-98.
[3]L’espressione ‘Terzo paesaggio’ ha una connotazione simile ed è stata introdotta da uno dei più noti paesaggisti europei Clément G. nel2004, in Manifeste du Tiers-paysage, éd. Sujet Objet.
[4]Cft. Pandolfi G. 2018, Foresta e città. Breve storia della foresta e del suo rapporto con la città, inUrbanistica Tre, sezione Focus, Roma, ISSN 1973-9702.
[5]Cft. Pandolfi G. 2018, Foresta e città. Breve storia della foresta e del suo rapporto con la città, inUrbanistica Tre, sezione Focus, Roma, ISSN 1973-9702.
[6] IUFRO fu fondato nel 1892. Dagli anni ’80 in poi si occupa di problemi di stampo sociale, economico ed ecologico di importanza globale legati alle foreste.
Bibliografia
Agrimi M., Salbitano F., Semenzato P., 2008, The inventory and management of trees and woodlands in historical gardens and parks, Presented at the European Congress of Arboriculture, Torino Giugno.
Banham R. 2009, L’architettura delle Quattro ecologie, Einaudi, Torino. Edizione originale 1971, Los Angeles: The Architecture of Four ecologies, Harper & Row, Publishers;
FAO 1995, An annotated bibliography of urban forestry in developing countries, FAO, Rome;
FAO 2016, Salbitano F., Borelli S., Conigliaro M. e Chen Y.,Forestry paper 178, Guidelines on urban and peri-urban forestry, Alastair Sarre, Roma.
Forman R. T.T. 1995, Land Mosaics. The ecology of landscape and regions, Cambridge Academic Press, Cambridge.
Konijnendijk C.C. 2008, The forest and the City – The cultural Landscape of Urban Woodland, Springer
Konijnendijk C.C., Richard R.M., Kenney A., Randrup T.B., 2006, Defining urban forestry – a comparative perspective of North America and Europe, Urban Forestry & Urban Greening, 4(3-4), pp. 93-103.
McHarg I. 1969, Design with nature, Originally Published: Garden City N.Y., Published for the American Museum of Natural History by the Natural History Press.
Nowak D.J. 1994,Understanding the structure of urban forests. Journal of Forestry,N 92 (10), pp.42–46.
Immagini
Copertina: Peter Walker PWP Landscape Architecture, National 9/11 Memorial New York, Progetto di un bosco per il World Trade Center, Manhattan, New York, Stati Uniti, 2015.
fig.1: Alcuni leader politici di Belfasta sostegno della Urban Forestall’inizio degli anni Novanta.
fig.2: Sandro Botticelli 1483, raffigurazione della novella ‘Nastagio degli Onesti’ di Boccaccio.