Standard urbanistici: due declinazioni

Standard urbanistici: due declinazioni

di Nicola Vazzoler

Architetto e Dottore di ricerca, Università degli studi Roma Tre

Censire la declinazione – A quasi cinquant’anni dall’emanazione del D.M.1444, che estendeva un’idea di città su tutto il territorio nazionale, ci si può e deve interrogare sui tipi di spazi e materiali che si sono sedimentati a livello locale tramite la sua declinazione. Alle porte dell’anniversario si renderebbe necessaria la produzione di un censimento di quanto il decreto ha prodotto, o non ha prodotto, sull’intero Paese per capire come è stato declinato a livello locale, perché dietro ad ogni spazio, o ad ogni progetto, si cela una storia, un’attribuzione di senso, utile a rispondere ad esigenze diverse ma soprattutto un’idea di città che può anche essere diversa da quella prevista dal legislatore nazionale. Questo contributo mette assieme i risultati, anche parziali, provenienti da diverse ricerche[1] e alcune considerazioni nate all’interno dell’ultimo convegno SIU[2] e propone due applicazioni dello standard urbanistico entro l’area metropolitana di Roma in periodi storici diversi con l’intento di comprendere le storie, le caratteristiche e le differenze di tali declinazioni.

Dimenticare lo standard – Fiano Romano è un comune a nord di Roma, nei pressi del casello autostradale Roma-Firenze, porta di accesso settentrionale alla Capitale. Fiano ha subìto a partire dagli anni novanta un notevole incremento della popolazione residente (più forte nel periodo intercensuario 2001-2011 64,83% contro il 24,65% del periodo 1991-2001) che ha trasformato una realtà che nei primi anni ’90 contava circa 6.000 abitanti in un nuovo quartiere di Roma, di circa 15.000 abitanti nel 2011. Un cambiamento supportato in parte da migrazioni provenienti dalla capitale[3] e che rispetto ad essa mantengono un rapporto di dipendenza, ma se fra il 1991 e il 2011 è aumentato in valore assoluto il numero degli spostamenti su Roma, l’incidenza sul totale degli spostamenti sul comune è andata invece scemando[4]. All’incremento della popolazione è corrisposta una crescita degli insediamenti e del suolo urbanizzato concentrato prevalentemente nella zona di Palombaro-Felciare (si escludono in questo contributo i nuclei abusivi successivamente perimetrati dal comune utilizzando la L.r. 28/80), un’espansione edilizia a bassa densità, cresciuta fra un tessuto più compatto, aderente al centro storico, e la zona artigianale-commerciale, nei pressi del casello autostradale e della via Tiberina, che garantiscono un facile e rapido collegamento con Roma. I sopralluoghi effettuati nell’area hanno mostrato un contrasto fra la qualità dell’edilizia privata (villette, case a schiera e palazzine) e quella dello spazio pubblico oltre i recinti che perimetrano i lotti: i marciapiedi e l’illuminazione sono assenti, le sezioni stradali e i sotto-servizi sono inadeguati, mancano le aree verdi, i parcheggi pubblici e i servizi di base. In sintesi, gli standard urbanistici non sono adeguati al numero di abitanti insediati. Si riconoscono almeno tre chiavi di lettura per interpretare il fenomeno: il tipo di attuazione previsto per l’area, il Prg infatti prevedeva due diversi ambiti, uno ad attuazione diretta e l’altro ad attuazione indiretta tramite Piano urbanistico attuativo (Pua); un’interpretazione estensiva della norma da parte degli uffici tecnici comunali, ovvero l’edificazione di più unità residenziali su lotto rispetto a quanto previsto dal Piano del ’74 e dalla successiva variante del ’98 che prevedevano per l’area un’espansione a bassa densità insediativa con l’intento di salvaguardare il contesto agricolo, tramite l’adozione della cosiddetta “casa unifamiliare con orto” (densità di 15 abitanti per ettaro); la difformità fra progetto e realizzazione con un surplus di cubature abitabili non previste. Essendo parte dell’area assoggettata a intervento diretto le aree a standard venivano conteggiate all’interno della dotazione del Piano e quindi non a diretto contatto con l’area in oggetto. La quantità di queste superfici era completamente sottodimensionata perché calcolata rispetto ad un comune con una popolazione inferiore ai 10.000 abitanti (12 mq/ab, art.4 D.M. 1444/68), mentre Fiano Romano cresceva e superava questo limite grazie anche ad uso intensivo di parti del suo territorio, dove le norme del piano non venivano interpretate correttamente dagli uffici comunali. Dal 2011 l’Amministrazione pubblica ha inteso procedere al recupero e riqualificazione dell’area predisponendo un Pua che fin da subito ha evidenziato la necessità di procedere al reperimento di aree da destinare a standard urbanistici però all’esterno di Palombaro-Felciare vista la saturazione edificatoria dell’area[5].

Fig 1

Sovradimensionare lo standard – Con il secondo Piano per l’edilizia economica e popolare di Roma (adottato nel gennaio 1986 e redatto dall’Ufficio Speciale Piano Regolatore con il coordinamento di un gruppo di consulenti esterni guidato da Campos Venuti) l’Amministrazione comunale intendeva portare la “città” dove questa non era arrivata. Con il sovradimensionamento delle aree destinate a standard nei Piani di zona (Pdz) si intendevano così dotare di spazi pubblici le aree cresciute fuori dalle regole del piano. È quanto emerge leggendo i 41 piani originali dove è esplicito il sovradimensionamento in particolare nella sua componente verde la cui incidenza sul totale delle dotazioni pubbliche raggiunge una media del 70%. Ai Pdz spettava il compito di ricucire e urbanizzare i diversi pezzi che componevano la periferia romana costituita dai quartieri più recenti di edilizia pubblica e dagli interventi abusivi (ormai riconosciuti). Gli spazi pubblici, e in particolare al verde, dovevano strutturare questa ricucitura, soddisfacendo i bisogni extra Pdz, e contemporaneamente bloccare l’espansione abusiva tramite l’acquisizione dei suoli e la costruzione di un demanio pubblico. Oggi, a trent’anni dall’approvazione, stralci, varianti e integrazioni hanno travisato gli obiettivi iniziali del secondo Peep e la sua attuazione si rivela incompleta, molti spazi pubblici rimangono in attesa di intervento: l’obiettivo di portare la “città” dove la città non c’era attraverso nuovi quartieri iperdotati non si è realizzato ma, anzi, l’aumento della popolazione e la mancata realizzazione delle dotazioni hanno ulteriormente compromesso le aree sulle quali si voleva intervenire. Il Pdz C2 lunghezza, uno dei 41 piani originali collocato nel settore orientale della Capitale, oltre il GRA, è esemplificativo di questo percorso. Il progetto originale prevedeva una superficie territoriale di 80 ha e una superficie fondiaria di 19,59 ha per una popolazione di 8.000 abitanti con una superficie destinata a standard di 66,7 mq/ab[6] pari al 66,75% della superficie territoriale. Il Pdz ha subito però negli anni cinque varianti[7] che hanno escluso dall’edificazione un’ampia area centrale del piano, a causa di indagini archeologiche, e individuato un asse strategico dove concentrare attività di valenza territoriale. Le varianti hanno prodotto un aumento della superficie fondiaria e delle superfici destinate a strade e percorsi a discapito delle superfici destinate a standard che comunque superano i minimi di legge, in particolare il verde rappresenta ancora la componente più sovradimensionata (35,10 ha pari a 49,21 mq/ab). Il sopralluogo[8] ha messo in evidenza come, rispetto a quanto previsto dal Pdz, manchino la totalità dei servizi scolastici e sociali e il 25% del verde, e come i parcheggi invece abbiano trovato completa attuazione[9].

Fig 2

Asimmetrie, elusioni e rincorse – Seppur esplicitamente differenti, sono almeno tre gli aspetti che accomunano i casi proposti. Un’asimmetria fra previsione e realizzazione, l’elusione della norma, fra edificazione spontanea fuori dalle regole del Piano e sue interpretazioni estensive, e la rincorsa da parte dell’Amministrazione pubblica ai processi di trasformazione del territorio, anche di quelli governati: a Fiano Romano il nuovo Pua intende sanare una situazione di carenza di dotazioni entro un’area cresciuta in maniera convulsa e senza controllo, a Roma, per recuperare gli interventi abusivi si è pensato di sovradimensionare lo standard urbanistico entro i Pdz, ma gli esiti di questo progetto necessitano essi stessi di un intervento riparatore.

Immagini:

immagine copertina: Pdz C2 Lunghezza (foto dell’autore 2017)

Fig.1: Fiano Romano località Palombaro-Felciare (foto dell’autore 2014)

Fig.2: Pdz C2 Lunghezza, vista dal Pdz B4 Castelverde (foto dell’autore 2017)

Note:

[1] Fiano Romano è stato oggetto di studio della mia testi di dottorato in Politiche territoriali e progetto locale e della ricerca PRIN “Territori post-metropolitani”. Lunghezza è uno dei piani di zona letti assieme agli studenti del Corso di Urbanistica (TAP B), a.a. 2016/2017, tenuto dal Prof. Alessandro Coppola, e che si è concentrato sulla lettura dei piani di zona del II PEEP di Roma Capitale.

[2] Il XX Convegno della Società Italiana degli Urbanisti si è tenuto a Roma dal 12 al 14 giugno a Valle Giulia.

[3] Negli anni 2003, 2008 e 2012 le cancellazioni dall’anagrafe di Roma pesano in media più del 40% sul totale dei nuovi iscritti a Fiano Romano.

[4] Nel 1991 si spostavano dal Comune 1551 persone di cui il 71% diretto verso la capitale (1091 persone) e il 25% verso i comuni limitrofi, nel 2011 invece 3700 persone circa si spostavano dal comune per motivi di studio e lavoro, di cui circa il 65% del totale verso la capitale (2413 persone) mentre il 29% circa verso i comuni limitrofi.

[5] Per approfondire il meccanismo di reperimento e il calcolo dei metri quadri di dotazione necessari si rimanda ai documenti del Pua: http://www.comune.fianoromano.rm.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2712&Itemid=1486

[6] Distinta in: servizi scolastici e sociali, 8,70 ha, verde di quartiere e verde di settore, 39,50 ha, per un totale di 53,40 ha.

[7] Variante Bis Deliberazione del CC 52/1998; variante Ter Deliberazione del CC 12/2003; variante Quater Deliberazione del CC 5/2005; variante Quinques Deliberazione del CC 14/2006; variante Sexies Deliberazione del Commissario Straordinario 10/2008.

[8] Si fa riferimento in parte al lavoro di ricognizione svolto dagli studenti del Corso di Urbanistica (TAP B), a.a. 2016/2017.

[9] Dei 42,98 ha di aree pubbliche di progetto, pari al 57,73% della superficie territoriale, si sono ad oggi realizzati 29,22 ha.